di Leonardo Agate - Stavamo abbastanza tranquilli nella sicurezza che l’Inferno esistesse. Là sarebbe andata a finire tanta gente che ne combina di tutti colori e ci sta sulle scatole; fra i molti, tanti sono politici vecchi e nuovi. Invece, anche la nostra certezza comincia a vacillare, dopo che Scalfari ha fatto nei giorni sorsi una terza intervista a papa Bergoglio, e ci ha raccontato che per il papa l’Inferno non esiste.
Altre due interviste negli anni di questo pontificato hanno fatto uscire dalla bocca di papa Francesco tesi in disaccordo con la tradizione cattolica, al limite dell’eresia, e sono state successivamente smentite dalla Segreteria Vaticana. Non si capisce come mai un giornalista che per due volte viene smentito dall’intervistato abbia ancora ottenuto di poterlo intervistare per una terza volta.
Può essere che questo papa, non sappia valutare bene le persone della sua corte. Se vi ricordate ha scivolato più volte nelle scelte, fra le quali figurano i nomi del cardinale Pell e della signora Chaouqui; nei giorni scorsi ha dovuto rimuovere dall’incarico il prefetto della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede, Dario Edoardo Viganò, suo uomo fedelissimo, per aver combinato il pasticcio della lettura in sala stampa della lettera di Ratzinger, papa emerito, che nell’ultimo suo paragrafo si lamentava che gli scritti di un teologo in fama di eresia, e a lui da sempre avversario, fossero stati inseriti in una collana di testi apologetici di questo papa governante. La comunicazione ufficiale della lettera omise la sua parte critica. Lo scandalo, fra i vaticanisti, fu mondiale. Il papa ha rimosso il suo comunicatore dall’incarico.
Anche se questo papa sbaglia nella scelta degli uomini di cui si circonda, salvo poi smentirli o allontanarli dagli incarichi, resta il problema dell’Inferno; che esita o sia un’invenzione per mammalucchi. L’intervista, concessa e smentita, ci ha posto un angoscioso problema. E vi spiego qual è. D’altra parte, non corro rischi: non potrò essere smentito per falsità, non facendo un’intervista poi smentita; al massimo potrò essere contrastato nelle mie argomentazioni da altre argomentazioni provenienti da ambienti della Chiesa, e sarebbe per me una gran bella cosa dialogare con eminenze di quella portata.
Da quello che so, fin verso il V secolo d C. la chiesa non accreditò l’idea di un Dio che all’Inferno torturasse i cattivi con i diavoli e le fiamme. Dalla Bibbia non si evince che l’inferno dantesco esista. Si parla, in quei testi, molte volte di Gehenna, che era la discarica dei rifiuti vicino a Gerusalemme. Là venivano bruciati i cadaveri e anche le immondizie. L’uomo reprobo, che non riconosceva Dio, veniva buttato nella discarica, e tutto finiva lì, nella terra. La sopravvivenza dell’anima al corpo non era contemplata; gli uomini si dannavano da soli su questa terra con i loro sentimenti e la loro lontananza da Dio.
Fu nei secoli successivi che la Bibbia venne interpretata in modo consono alla filosofia platonica, figurando un corpo umano che contiene un’anima: il primo morituro, la seconda eterna, che vola via in cielo, verso l’Inferno, il Purgatorio o il Paradiso, a seconda di come si è comportato l’individuo su questa terra.
Oggi, e già da gran pezzo, gli scienziati assicurano, tranne eccezioni, che l’uomo è un essere complesso, un animale che vive di materia e stimoli psichici; finita la sua permanenza in terra, non resta che un mucchietto di cenere, che si inserisce nella madre natura, trasformandosi e integrandosi in essa.
Che gli scienziati, che la pensano in modo diverso da Dante, abbiano ragione è credibile, ma francamente l’Inferno mi manca tanto. Ero sicuro che tanti lazzaroni, imbroglioni, ladri, assassini e politici ci sarebbero andati a finire. Ora, pure la speranza dell’Inferno mi hanno tolto!