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12/04/2018 06:00:00

Quei viaggi Tunisia-Marsala con migranti di lusso, sigarette e (forse) terroristi

 Non c'entravano nulla con i viaggi della speranza in enormi e fatiscenti barconi. Non c'erano decine, centinaia di persone, disperate dell'Africa centrale, stipate col rischio di annegare.

Non si aspettava che una nave li raccattasse per portarli al sicuro nei centri di prima accoglienza.
Erano altra cosa le tratte organizzate dal gruppo criminale scoperto dal nucleo polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo e affiancati dalle fiamme gialle di Marsala e coordinati dalla Dda di Palermo.
La si potrebbe chiamare un'agenzia di viaggi di lusso illegale. Perchè ogni “biglietto” costava dai 3 ai 5 mila euro. E sono stati scoperti elementi diversi, e per certi aspetti inquietanti, rispetto alla usuale tratta di esseri umani.
La tratta battuta era quella Tunisia-Marsala. Si parte con un gommone d'altura, potentissimo, per percorrere in breve tempo il Canale di Sicilia e arrivare tra Marsala e Mazara del Vallo. Si chiamano sbarchi fantasma. E fantasmi restavano i migranti una volta arrivati a terra. Tra loro sospettano gli inquirenti ci sarebbe stato qualcuno legato a cellule terroristiche. Lo hanno messo nero su bianco nell'ordinanza d'arresto nei confronti di 13 persone dell'organizzazione criminale.


«Domani mattina, se Dio vuole sarò là. Ce la fai da solo? Che devo dire, speriamo. C’è Dio con me..Lasciamo che Dio scelga la sorte e ci aiuti». Lo ha detto uno degli intercettati. Ed è questa la parte più preoccupante dell'inchiesta Scorpion Fish 2, che segue quella dello scorso anno. Le indagini avrebbero fatto emergere comportamenti di orientamento jihadista e antioccidentale. Rivela Massimo Fortini, comandante del Gico, che si faceva anche propaganda attraverso falsi profili social. Durante un colloquio è venuta fuori l'intenzione di uno degli arrestati di andare in Francia a compiere azioni violente e dal quale non avrebbe potuto far ritorno.


Le intercettazioni hanno svelato un intreccio tra criminali tunisini e italiani
. Perchè a bordo non venivano imbarcati soltanto migranti, ma la rotta veniva battuta anche per importare sigarette di contrabbando. Sigarette che finivano nel mercato nero di Palermo, quello di Brancaccio in particolare. E' questo elemento che collega i trafficanti di uomini con la mafia. Un legame che fino a qualche anno fa era difficile sospettare.
Il collante è un donna, si chiama Rita Adele Micalizzi, moglie di Cosimo Geloso, accusato di essere il tesoriere del clan di Brancaccio. Era lei, secondo l'indagine, a gestire lo stoccaggio e lo smistamento verso la rivendita al dettaglio nel mercato nero delle bionde. Ogni pacchetto veniva venduto a tre euro nel mercato illegale. Questo traffico di certo arrotondava quello degli esseri umani che valeva anche fino ai 70 mila euro a viaggio per gli scafisti. Indubbiamente era stata predisposta una efficiente rete organizzativa, che contava sull’operato di elementi tunisini, italiani e marocchini, in posizione subordinata, che si occupavano di fornire ai clandestini un vero e proprio servizio “shuttle” dalle spiagge di sbarco sino alle basi logistiche dell’organizzazione, laddove una volta rifocillati e forniti di vestiario i migranti potevano liberamente raggiungere le destinazioni desiderate.