Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
14/04/2018 02:35:00

Tra due settimane il taglio degli assegni pensionistici ai parlamentari

di Leonardo Agate - Penso che i parlamentari, che temono la determinazione del M5s e del centrodestra del taglio dei loro assegni pensionistici non rapportati ai contributi versati, il sonno continueranno ad averlo agitato per un paio di settimane ancora. Poi, se come dichiarato dai presidenti degli Uffici di presidenza di Camera e Senato, verranno aboliti con una delibera, come nel 1954 furono nascostamente istituiti, seguiranno i giorni del lutto; alla fine, le esigenze del vivere gliene daranno una ragione.


Quando i vitalizi, che ora si chiamano assegni pensionistici, furono istituiti, un deputato trentino, Giuseppe Veronesi, inviò una lettera di protesta al Presidente della Camera Gronchi per annunciare le proprie dimissioni. Quasi nessuno si ricorda di quel deputato, restato oscuro. Per la sua sensibilità istituzionale bisognerebbe elevargli un busto alla Camera. Sembra certo che fra un paio di settimane, quell’eroico e solitario deputato abbia la rivincita, e sorriderà nell’alto dei cieli: di sicuro in Paradiso; mentre tanti presunti politici cattolici, sono stati o saranno condotti all’Inferno.
Entro un paio di settimane può succedere di tutto: ci sarà un nuovo governo o ancora ci sorbiremo quello di Gentiloni; ci sarà o sarà già finito l’attacco occidentale alla Siria. Una cosa sembra però certa, non dipendendo né dal nuovo governo, né da quello esistente, né dalla vicenda dell’intervento: l’eliminazione degli assegni pensionistici ai parlamentari, che è calcolato in modo diverso e più favorevole per loro, rispetto al calcolo che si fa per i comuni cittadini. La decisione dipenderà soltanto dagli Uffici di presidenza di Camera e Senato. E questi Uffici resteranno in carica fino alla fine della legislatura o cesseranno se il presidente della Repubblica dovesse sciogliere le Camere anticipatamente. Anche in quest’ultima evenienza andremmo ben oltre il termine di due settimane che si sono assegnati i presidenti dei due Uffici.
Il risparmio che ne verrebbe all’Erario dalla decurtazione degli assegni pensionistici è di 70 milioni l’anno, che moltiplicati per cinque, gli anni della legislatura ordinaria, fanno 350 milioni. Non tanto da risanare le finanze dello Stato, ma sempre un risparmio, un regalo in meno che libera risorse per affari più utili rispetto al mantenimento in piedi dell’odioso privilegio della casta. Si spera pure, ed è prevedibile, che anche le Regioni dovranno tenere conto delle decisioni delle Camere, e saranno costrette, volenti o nolenti, ad adeguarsi. Meno assegni pensionistici anche ai parlamentari regionali, e il risparmio dello Stato, nella sua complessità, aumenterà. Non solo di risparmio si tratta, ma anche di etica pubblica, che gli intrallazzisti della politica hanno finora impunemente calpestato. Un parlamentare che prende la pensione con gli stessi criteri degli altri cittadini potrà essere guardato con meno disfavore, anche se sarà una nullità. Infatti, una nullità comune è un conto, una nullità privilegiata è un’offesa a ogni persona onesta.
Ho chiesto al mio ristoratore tunisino di tenersi pronto a prepararmi alcune porzioni di cuscus di pesce, di carne e con le verdure, per tre giorni di seguito, quando avrò la certezza del taglio degli assegni pensionistici dei parlamentari. Il cuscus fatto da mio tunisino, con le sue spezie, è la fine del mondo. Lo accompagnerò con un buon spumante italiano, che non ha nulla da invidiare allo Champagne.
Ho promesso anche, per il caso del taglio di quegli odiosi assegni, un grosso cero a San Matteo, che sta nella chiesa omonima a me vicina.
Spero ardentemente in Dio!