Nel concedere gli arresti domiciliari, il Tribunale del Riesame di Palermo ha anche riqualificato i gravi reati contestati al poliziotto Angelo Patriarca (peculato, corruzione, etc.) in truffa aggravata in concorso.
Un primo successo, dunque, per i suoi avvocati difensori: Francesco Vinci e Vincenzo Forti. Si alleggerisce, quindi, la posizione dell’assistente capo di polizia nativo di Roma, ma marsalese d’adizione, arrestato lo scorso 15 marzo con il marocchino Rachid Dalal, di 32 anni, per la vicenda dei permessi di soggiorno e dei 400 passaporti in bianco presi alla Questura di Trapani per essere immessi sul mercato clandestino.
Per la truffa in danno dello Stato la pena massima prevista dalla legge è di 5 anni di reclusione. Il poliziotto da anni in servizio al Commissariato di Marsala può, pertanto, accedere al patteggiamento. Con conseguente sconto di un terzo di pena. Ed evitando, soprattutto, l’eventuale ritorno in carcere. Chi patteggia, infatti, torna subito in libertà. Assai difficile, però, che possa essere riammesso in servizio. Emerge, nel frattempo, che Patriarca non avrebbe incassato molto per la sua opera di servitore “infedele” dello Stato. Avrebbe avuto mille euro prima di entrare in azione e poi altri 200 al momento della consegna a Rachid Dalal (difeso dagli avvocati Diego e Massimiliano Tranchida) dei 400 passaporti in bianco, con la promessa, pare mai mantenuta, di avere una percentuale sulla loro vendita. Intanto, in giro, di passaporti falsificati, o in fase di falsificazione, ce ne sarebbero ancora altri 398. Sono stati recuperati, infatti, solo quelli intercettati ai posti di polizia di frontiera degli aeroporti di Roma e Milano.