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06/05/2018 10:23:00

"Le fils de Joseph” Capolavoro! Capolavoro! Capolavoro!

 S’apre maggio. Non c’è governo e “Stalker” pensa forte all’estate, nel suo ultimo mese stagionale di attività, appuntamenti e colpi al cuore, prima del lungo letargo che: 1) o ce lo riporterà così com’è (con l’aiuto e le ‘dritte’ di alcuni cineblogger e la cernita di pepite cinetiche nel gran pozzo dello streaming generalista); 2) o chiuderà i battenti, mesto e caduco; 3) o si svilupperà darwinianamente, e diventerà esso stesso un portale di assolute ‘cose inedite’; 4) o prenderà carne ed ossa, portando il cinema come ‘realtà aumentata’ (ch’era la fissa con cui s’era partiti, nel 2016) in giro per le piazze, le strade, i boschi, i campi, le spiagge e le sterpi di questa malora di provincia nostra; 5) o fate un po’ voi cosa…

Vorremmo chiudere con una quaterna di opere che, tra il sole, la sabbia, il nomadismo, il sudore, l’avventura, l’incomunicabilità, l’ossessione sessuale, lo ‘spirdo d’arte furente’, la fuga, il mare tremante e l’eterno ritorno a sé ed ai luoghi del sé – che sono poi cose che incardinano questi tre/quattro mesi di vacanza atea e di santa perdizione –, possano essere buone ad aprirvi i pori della mente, su ciò che (ciclico! Ciclopico!! Ciclostilato!!!) sta arrivando a trasformare solo temporaneamente le nostre esistenze.

C’era la voglia di farvelo vedere questo esperimento familistico del bravo regista francese Eugene Green, tanto vituperato quanto osannato, così come conviene all’immagine che va vista non certo per assonnarsi e dedicarsi al buio di zio Morfeo. Guardatelo e fatevene pure un’idea personale, mentre magari vi interrogate se non sia pure un film sul mito, su un’epica del giorno qualunque, qualcosa di raramente visto che sfiora il simbolo, assume il surreale e si fionda a rotta di collo sul vero senso della realtà. Insomma, fatevene quello che vi pare di questi 115 minuti di meraviglia.

 

Buona domenica, buona visione ed al prossimo film!

 

Marco Bagarella

Dicono del film

Cosa dire di questo “Le fils de Joseph”? Capolavoro! Capolavoro! Capolavoro! Impossibile rendere l’idea di cosa sia il cinema, e questo film, di Green, perché come lui nessuno, quel che fa non è apparentabile ad alcun modello grande-schermo. Green, che qui racconta di un diciassettenne di nome Vincent (interpretato da un attore con una faccia che un tempo si sarebbe detta proletaria, e con un che dell’innocenza del primo Ninetto Davoli) che scopre finalmente dopo tanto penare chi è suo padre, visto che la madre non ha mai voluto rivelarglielo. Trattasi di un editore stronzo, al centro di una cerchia di odiosi bobos. Vincent lo avvicina, si nasconde nel suo studio, medita di vendicarsi di lui. Ma ci saranno sviluppi inattesi, Vincent troverà un altro uomo che gli farà di padre e quei suoi nodi dentro si scioglieranno. La cosa straordinaria di Green non sta solo nel rigore delle inquadrature (fisse e quasi sempre frontali e simmetriche), ma nel fatto che lui, innamorato del barocco (architettura, teatro, musica), muove i propri personaggi e li disloca sullo scacchiere del set come se stessero recitando Racine, facendo declamare loro parole e dialoghi che suonano come meravigliosi e inattuali versi classici, anche quando parlano di cose assolutamente triviali e contemporanee. Con un effetto di straniamento ipnotico. Tutto è come sospeso nel tempo, o congelato in un tempo proprio, e però Green miracolosamente ci rende credibile quanto vediamo, ci fa appassionare ai suoi personaggi e alle loro vite. Con continui riferimenti figurativi all’arte dell’Occidente. Nella camera di Vincent non campeggiano foto di calciatori o rockstar, ma la riproduzione in manifesto di “Il sacrifico di Isacco” di Caravaggio: che verrà rifatto e ricalcato in una delle scene di massima tensione, quella in cui Vincent sta per tagliare la gola al padre ritrovato (in un’inversione dei ruoli padre-figlio rispetto all’originale). Con altri riferimenti a Bibbia e Vangeli, e perfino una fuga sull’asino come Giuseppe e Maria scampati alla furia di Erode. Cinema che o lo ami o lo odi. Ma se lo ami, ne diventi pazzo. Mi chiedo come mai Green non sia ancora consacrato, come mai qui a Berlino non l’abbiano messo in concorso ma solo a Forum. E però stavolta almeno ha potuto contare su un buon budget, e attori di richiamo come Mathieu Amalric, Fabrizio Rangione (fantastico) e Natacha Régnier. Quando Vincent si rivolge a Joseph dicendogli: “Tu sei un uomo buono, insegnami come si fa a diventarlo” o ti metti a ridere o ti commuovi. A me è capitata la seconda.

 

(Luigi Locatelli)

 

 

Il film in streaming gratuito

 

https://openload.co/f/03892r1cQsA

 

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