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21/05/2018 08:40:00

Di Maio e Salvini oggi al Quirinale col nome del premier

Ieri mattina Salvini e Di Maio si sono visti, poi all’ora di pranzo ognuno se n’è andato per conto suo, ma Salvini ha convocato una conferenza stampa a Fiumicino e fatto sapere che sul nome del premier c’è l’accordo, che oggi i due saliranno al Quirinale e proporranno al presidente della Repubblica la loro formazione e sperano che non vi siano altri problemi e che il governo giallo-verde possa mettersi all’opera.

I nomi sono quelli che girano da qualche giorno e, almeno dal punto di vista delle indiscrezioni, non ci sono novità. Il capo del governo sarebbe Giuseppe Conte, un giurista che ha studiato sia a Yale che alla Sorbona, nato nella provincia di Foggia, poco più che cinquantenne e assai competente nelle questioni dell’amministrazione. Il ministero degli Esteri sarebbe affidato a Giampiero Massolo, ambasciatore, già capo dei nostri servizi segreti.

Salvini andrebbe agli Interni e Di Maio guiderebbe un super-ministero dove sarebbero accorpati Sviluppo economico e Lavoro. All’Economia si installerebbe Paolo Savona, fortemente voluto da Salvini e su cui Mattarella potrebbe mettere un veto (Savona, 81 anni, è assai critico sull’euro). Nessun ruolo per Di Battista che in serata a Non è l’Arena ha detto: «Senza falsa modestia, so di aver portato tanti voti al Movimento. Ma oggi ho fatto una scelta di vita e resterò a guardare».

Tra i 215mila cittadini che in questo fine settimana sono andati ai gazebo della Lega per votare il contratto di governo, i sì sono stati il 91%.


Retroscena del Corriere della Sera: «In Lega si attendono problemi: «La squadra è equilibrata per gli Esteri e l’Economia i nomi sono di garanzia e non imputabili di estremismo. Ma non siamo affatto sicuri che il Colle li accetterà senza battere ciglio». La preoccupazione è che possa essere messa in discussione l’intera fisionomia del governo in gestazione. E tra i nodi c’è anche lo stesso Salvini agli Interni, non proprio un dettaglio».

 

Spiega Libero: Il vento in poppa del nuovo governo “del cambiamento” nell’immediato consentirà a Lega e Cinque stelle, sia pure in concorrenza tra loro, di fare bottino nelle amministrative di giugno a spese dei partiti confinanti: il Pd e Forza Italia. Dopodiché, la nomenclatura dell’esecutivo - compresi sottosegretariati e direzioni generali dei ministeri - ci presenterà un paesaggio equamente spartito tra due sole formazioni, tolta la minima quota parte riservata al Quirinale per ragioni di equilibri internazionali e di garanzie nei confronti dell’establishment. Risultato: Salvini e Di Maio si preparano ad autoassegnarsi una valanga di ruoli strategici nei posti chiave del potere. È il bello dello spoils system. Nel caso della Lega, con Giancarlo Giorgetti nella funzione che fu di Gianni Letta, di Luca Lotti e di Maria Elena Boschi; e con Salvini medesimo acquartierato al ministero dell’Interno, sarà un’estate da leoni nel fronteggiare la prevedibile ondata di sbarchi. Gli italiani sono esacerbati e sensibilissimi al tema immigratorio, non sarà difficile sfamare la loro ansia di risposte attraverso un paio di prodezze a favore di telecamera. Basterà qualche operazione di respingimento muscolare, magari accompagnata da un charter che rispedisce al mittente un po’ di migranti, e i sondaggisti faticheranno a star dietro all’impennata dei numeri leghisti. Dopotutto le lune di miele iniziano sempre con ardore. Dietro le quinte, nel frattempo, i due partiti di governo potranno millimetrare le decisioni intorno alle imminenti trecento e più nomine nelle partecipate dello Stato: una fonte di rendite durevoli e un formidabile strumento di negoziazione con gli scorbutici esclusi dalla maggioranza gialloverde» 

Al punto 7 del Contratto Lega-M5s, i due partiti si impegnano a non  attaccarsi reciprocamente durante le campagne elettorali, cosa che ha fatto intravedere a molti - compreso Berlusconi - il progetto di presentarsi insieme alle prossime elezioni 
 
Sempre il Corriere della Sera:  «Tra i leader di Lega e Forza Italia, che formalmente sono ancora coniugi all’anagrafe politica, sono volati i piatti l’altro giorno, quando il Cavaliere ha chiesto all’alleato la prova d’amore. Cioè la visione anticipata del contratto che il capo del Carroccio stava redigendo insieme ai Cinquestelle. Più precisamente voleva leggere i capitoli relativi alla giustizia e al conflitto d’interessi, e la richiesta era stata accordata senza alcun problema. È stato quando Salvini ha detto no alla correzione di quei due capoversi che s’è scatenata la lite tra i “consorti”, siccome Berlusconi l’ha interpretato come la prova dell’infedeltà di Salvini al vincolo dell’alleanza, perché — a suo dire — il partner stava assecondando “un progetto giustizialista che è ispirato dalla magistratura politicizzata”: “Non capisci che dietro i grillini c’è Davigo?”» 

C'è la necessità di far entrare nella maggioranza anche Fratelli d’Italia, che porterebbe all’alleanza un pacchetto di 18 voti. Adesso il futuro governo conta al Senato su un vantaggio di appena sei parlamentari.