“Se noi non combattiamo il rapporto tra mafia e politica non combatteremo mai, fino in fondo, le mafie. Sciogliere i consigli comunali infiltrati dalla mafie è il primo anello per combattere il rapporto tra mafie e politica”.
Lo ha affermato questa mattina il ministro dell’Interno, Marco Minniti, intervenendo all’evento “Palermo chiama Italia” nel 26° anniversario della strage di Capaci, nella quale il 23 maggio 1992 persero la vita il giudice Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta.
“Negli ultimi 16 mesi – ha spiegato il ministro – abbiamo sciolto 37 consigli comunali per infiltrazioni mafiose. Nel 2016 erano stati 8”. Quando questo accade “non è mai una festa della democrazia”, ha proseguito Minniti, precisando che sono “strumenti doverosi e necessari”. “L’idea di un’azione di prevenzione e contrasto che intervenga nello spezzare il legame che si può creare tra le mafie e le istituzioni, gli enti locali fin dall’inizio è indispensabile”. “Il fenomeno delle mafie – ha proseguito – è globale, purtroppo le mafie italiane sono un riferimento internazionale”. Dopo quanto successo a Duisburg nel 2007, ha rilevato il ministro, “l’Europa ha fatto passi avanti” nella lotta alla mafia. Minniti ha anche posto l’attenzione sull’impegno degli uomini e delle donne che formare le scorte rilevando la loro “passione straordinaria”. “La cosa più impegnativa è donarsi agli altri”, ha evidenziato: “Non c’è nulla di più straordinario, direi eroico, che donare la vita per proteggere gli altri”. Degli agenti delle scorte ha parlato anche il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, spiegando che gli uomini e le donne delle scorte di Falcone e Borsellino “non erano eroi per caso”. Sui colpi assestati alle organizzazioni criminali con gli arresti ai vertici di queste, Gabrielli ha affermato che “prenderemo Matteo Messina Denaro”. "Questi criminali non hanno deliberatamente deciso di insabbiarsi - ha spiegato - Lo Stato è riuscito a fargli cambiare strategia".