E' stata una lunghissima domenica, quella appena trascorsa. In Italia si è verificato uno scontro istituzionale senza precedenti.
Gli animi sono ancora surriscaldati, ma è bene chiarire una cosa. Io da domenica mi sento più orgoglioso di essere italiano, di vivere una Repubblica dove la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nei modi previsti dalla legge, in primis la Costituzione.
Mattarella è stato monumentale. Aveva chiesto ai due improvvisati statisti, Salvini & Di Maio, che il Ministro dell'Economia fosse un politico, uno di loro, della loro premiata scuderia, che si assumessero pertanto la responsabilità politica - appunto - di quello che andavano a fare. I due hanno invece insistito su un nome irricevibile da parte del Capo dello Stato, e hanno fatto saltare il tavolo. Lo hanno fatto apposta. Soprattutto Salvini.
Non c'entra niente l'Europa, i poteri forti, la Merkel. C'entra invece la leggerezza con la quale le formazioni populiste hanno in questi giorni e in queste settimane giocato con il destino di noi italiani.
Quando si parla di economia non dobbiamo solo pensare alle alte sfere, dobbiamo pensare alla nostra vita di tutti i giorni. L'economia è il mio mutuo che aumenta con lo spread, è il prezzo del latte dei miei figli che sale con l'inflazione, è la pensione che diventa sempre più un miraggio, la scuola che non ha più soldi per fare il tempo pieno. Mattarella è stato chiaro: non poteva giocare con il destino degli italiani, tirando fuori dall'armadio un professore ottuagenario senza alcun peso politico per mettere in crisi la collocazione europea dell'Italia, Paese fondatore dell'Unione.
Mattarella non ha difeso la Merkel. Ha difeso il mio mutuo, quello tuo, lettore, il valore degli spiccioli che abbiamo in tasca, che sono sempre pochi lo so, ma ci permettono di sentirci cittadini a Lisbona come a Parigi, ad Atene come a Dublino, di poter studiare, lavorare, vivere in ogni angolo d'Europa sentendosi sempre a casa.
C'è poi una questione di rispetto degli elettori. Chi ha votato Cinque Stelle o Lega non ha votato per uscire dall'euro, ma non perchè sia giusto o sbagliato. Semplicemente, non era nel programma. L'ortodossia anti Europa dell'anziano Savona è stata una clava brandita negli ultimi giorni da gente che non sa fare politica, ma sa solo riscaldare gli animi e le piazze, soprattutto quelle social. Ci riescono benissimo. E come se ci riescono. Hanno bisogno di nemici sempre nuovi, di inventare risse, di provocare.
E le reazioni scomposte di queste ultime ore da parte di Lega e Cinque Stelle - che spero che alle prossime elezioni si presentino insieme, in modo da rendere chiaro ad ognuno di noi il campo nel quale vogliamo definire il nostro agire politico, anche da semplici cittadini - non fanno altro che dimostrare che sanno fare solo teatro, con un copione scontato e che fa presa sul popolo, perché il popolo è innanzitutto un pubblico, perché il pubblico è un grande esercito di feroci agnelli da tastiera, che vorrebbero che l'Italia fosse una Repubblica fondata sui social network.
Agnelli da tastiera, non leoni. Agnelli. Ferocissimi agnelli, perché non è questione di coraggio ma di obbedienza: si muovono in gruppo, obbediscono al capo, fanno girare sui social meme dove insultano gli avversari - che poi sono tutti quelli che non la pensano come loro.
Da un po' di tempo a questa parte ho ripreso a scrivere, ogni tanto, quello che penso sui social network. Per un periodo non l'ho fatto più. Facebook, in particolare, è una cloaca dove ogni pensiero che non sia politicamente corretto e allineato alla massa viene coperto di insulti. Ecco perché uso i social solo per condividere gli articoli di Tp24.it, o notizie sul mio lavoro. In questo fine settimana mi sono fatto coraggio, e ho buttato qualche riga su quello che succedeva al Quirinale e dintorni. Dal tono dei commenti arrivati si capisce bene qual è lo stato Paese, in mano a quale orda di feroci agnelli da combattimento siamo. Cito su tutti un commento ad un mio post, è addirittura di una deputata, Piera Aiello, eletta nel collegio di Marsala, neanche a dirlo, con il Movimento Cinque Stelle. Ecco cosa mi scrive, la signora:
Se questo è il pensiero di una parlamentare, pensate cosa deve essere il resto...
Concludo con una notazione personale, per me che sono siciliano. Nella difesa dei valori della Costituzione e delle sue regole, Mattarella ha reso onore ancora una volta alla memoria di suo fratello Piersanti, a tutte le vittime di mafia, a coloro che sono morti per la nostra libertà. Pensiamoci sempre, soprattutto quando vediamo un antimafia fatti da pupazzi che vengono anche eletti in Parlamento, e che riducono tutto, anche loro, soprattutto loro, a teatrino.
Io mi sento solo, non mi sento neanche minoranza, a volte mi sento proprio solo. Ma sono orgoglio di essere italiano, e questo mi basta.
Giacomo Di Girolamo