Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
22/06/2018 07:25:00

Ieri l'Antimafia regionale a Trapani. Fava: "Qui comanda la massoneria"

 Ieri la Commissione Antimafia regionale, presieduta da Claudio Fava, è stata a Trapani. Dopo aver incontrato il Prefetto, il sostituto Andrea Tarondo  il procuratore, il comandante dei carabinieri, Fava ha concluso che ci sono "interferenze" nelle indagini dei magistrati per via della massoneria.  Fava si è anche occupato di Castelvetrano, Comune sciolto l'anno scorso per mafia, e nel quale la settimana scorsa c'è stata una manifestazione cittadina contro alcune dichiarazioni dei commissario Caccamo. «La sensazione che abbiamo avuto - ha detto Fava - è che questa amministrazione abbia rappresentato una forte inversione di tendenza rispetto alle gestioni passate che avevano da una parte tutelato interessi privatistici come licenze e concessioni e dall'altra avevano portato un progressivo aumento del debito valutato dalla corte dei conti attorno ai 25 milioni e mezzo di euro, con il rischio concreto di un dissesto. Avere ricostruito un sistema di minima legalità - ha proseguito il presidente della commissione - nella gestione del territorio e il recupero di crediti che il Comune vantava ha creato una situazione non facile rispetto a una comunità che sente che un comune con un forte disagio economico e finanziario è anche un comune in grado di spendere meno e quindi garantire meno. In tutto ciò - ha sottolineato ancora - sarebbe utile una collaborazione tra commissari e cittadini».

Poi, ovvio, si è parlato del convitato di pietra, Matteo Messina Denaro, lattiante da 25 anni. 

 Si tratta della prima uscita ufficiale della commissione che ha scelto proprio Trapani come prima tappa del ciclo di missioni istituzionali previste in diverse prefetture dell'Isola. «Si conferma - ha sottolineato Fava, incontrando i giornalisti al termine delle audizioni - una forte permeabilità della pubblica amministrazione in questa provincia a sollecitazioni, infiltrazioni, contaminazioni. Cosa Nostra - ha proseguito - qui più che altrove ha investito su capitali istituzionali grazie alle relazioni costruite nel tempo con le istituzioni. Una situazione che per troppo tempo è stata sottovalutata».

 «La presenza della massoneria in questa provincia - ha rilevato Fava - continua ad avere come ha avuto in passato, dalla loggia Iside 2 in poi, una funzione di raccordo forte, una sorta di camera di compensazione all'interno della quale continuano a incontrarsi, sovrapporsi, darsi man forte interessi legali e illegali che arrivano da diversi enti. Emblematico - ha proseguito il deputato regionale - il fatto che quasi tutti gli indagati per reati contro la pubblica amministrazione aderiscano alla massoneria. Un dato che deve far riflettere. Anche nel provvedimento di scioglimento del Comune di Castelvetrano sono citati molti massoni». 

 Al termine dell'intervento, il deputato ha lanciato un allarme: «Desta preoccupazione l'imminente scarcerazione di 59 detenuti. Tutti personaggi legati a Cosa nostra trapanese. Tra di loro, anche il fratello del boss latitante Matteo Messina Denaro, Salvatore e un suo cognato. Anche in questo caso - ha concluso Fava - dovrebbe intervenire il legislatore. Bisogna rivedere queste norme che regolamentano i permessi premio e gli sconti di pena».