Le persone che vivono in povertà assoluta in Italia hanno superato quota 5 milioni nel 2017 (esattamente 5.058.000 individui, 1.778.000 famiglie).
L’incidenza per le famiglie è pari al 6,9%, mentre per gli individui è dell’8,4%. È il dato più alto registrato dall’Istat dall’inizio delle serie storiche, nel 2005.
A soffrire maggiormente è il Sud, dove vive in questa condizione oltre una persona su dieci. Qui l’incidenza della povertà assoluta aumenta sia per le famiglie (dall’8,4 del 2016 al 10,3%) sia per gli individui (dal 9,8 all’11,4) a causa soprattutto del peggioramento registrato nei comuni fino a 50mila abitanti. Inoltre il dato è molto alto tra gli stranieri: 1,61 milioni di individui vivono in povertà assoluta, ovvero il 32,3%. Infine sono 1 milione e 208mila i minori italiani in povertà assoluta: l’Istat stima un’incidenza al 12,1 per cento (era 12,5 per cento nel 2016).
Per «poveri assoluti», l’Istat intende coloro che non possono affrontare la spesa mensile sufficiente ad acquistare beni e servizi essenziali per uno standard di vita minimamente accettabile. Di fatto, si tratta di avere un'alimentazione adeguata, un’abitazione – di ampiezza consona alla dimensione del nucleo familiare, riscaldata, dotata dei principali servizi, beni durevoli e accessori – e il minimo necessario per vestirsi, comunicare, informarsi, muoversi sul territorio, istruirsi e mantenersi in buona salute. Ad esempio, per un adulto (di 18-59 anni) che vive solo, la soglia di povertà è pari a 826,73 euro mensili se risiede in un’area metropolitana del Nord, a 742,18 euro se vive in un piccolo comune settentrionale, a 560,82 euro se risiede in un piccolo comune del Mezzogiorno.
Scrive La Stampa: «Pare strano che la povertà possa crescere in concomitanza con la crescita - da ben 15 trimestri - del Pil, seppure a ritmi piuttosto blandi. Sapete che cosa vuol dire? Se c’è chi peggiora sempre di più la propria condizione, ma il Pil aumenta, vuol dire che c’è chi la migliora e anche di molto».