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03/07/2018 08:06:00

Truffa Stamina: anche una famiglia di Trapani parte civile nel processo di Torino

 Assistita dall'avvocato Fabio Sammartano, anche una famiglia di Trapani si è costituita parte civile nel processo bis a Vannoni, l'ideatore del metodo truffa "Stamina".

Sono  sei le famiglie che si sono costituite parte civile nell’udienza preliminare dove sono imputati l’ideatore del «metodo Stamina», Davide Vannoni, la biologa Erica Molino e a Rosalinda La Barbera, riferimento della «Prostamina life», che avrebbe organizzato e coordinato i viaggi della speranza a Tbilisi, in Georgia.

I reati ipotizzati dal procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo sono di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla somministrazione di farmaci dannosi per la salute.

Il medico di Trapani che si è costituito parte civile è  padre di un bimbo che ha pagato le infusioni senza averle mai ricevute: 27.000 euro. 

Le richieste di risarcimento sfiorano i 600 mila euro.

 

Nel 2015, Vannoni e Molino avevano già «patteggiato» (22 e 19 mesi) per le infusioni di cellule staminali avvenute in Italia a partire dal 2009. Entrambe le indagini sono state fatte dai carabinieri del Nas. Gli avvocati dei tre imputati (Liborio Cataliotti e Gianpaolo Zancan per Vannoni, Alberto Mittone per Molino e Silvia Sansone per La Barbera) hanno chiesto tempo per poter valutare un risarcimento alle parti civili. Il giudice Adriana Cosenza ha fissato la prossima udienza per il 25 ottobre. «La Big Tech non ha potuto far fronte alle richieste di cure, ma soltanto perché il governo georgiano ha bloccato l’attività», spiega l’avvocato Catallioti. Per questo, la linea difensiva è «di un rimborso, non di un risarcimento, sia ben chiaro. Da un punto di vista morale, ci sembra giusto cercare di dare ristoro a persone che hanno impegnato risparmi o hanno sostenuto finanziamenti per una cura che non siamo stati in condizioni di offrire, come pattuito». Tutto questo, «nella convinzione di non avere commesso reati. Sono quattro pronunciamenti (due del gip, altrettanti del Tribunale del Riesame, ndr) dei giudici sostengono che non ci siano reati. E questa è anche la nostra tesi».