Sono passati 26 anni dalla strage di Via D'Amelio. E oggi possiamo dire con certezza che, subito dopo la strage, è iniziato il più grande depistaggio della storia italiana. I lettori di Tp24.it lo sanno, perchè hanno avuto modo di leggere la nostra inchiesta in quattro parti, che termina proprio oggi (qui potete leggere l'ultima puntata).
Sono le prime indagini a tirare fuori, come un coniglio dal cilindro del prestigiatore, la figura del finto pentito Vincenzo Scarantino, al quale vengono imboccate finte verità.
Solo ne 2008 si scopre che un altro pentito, Gaspare Spatuzza, racconta tutt'altra verità, che decine di magistrati hanno preso un abbaglio, che molti innocenti sono finiti in carcere, nonostante già nel 1998 esisteva un verbale di Spatuzza che si autoaccusava dell'attentato di Via D'Amelio e di altri crimini in un colloquio investigativo in carcere.
Perché si è arrivati a questo punto? Arnaldo La Barbera, il super poliziotto che potrebbe rispondere a queste domande, è morto nel 2002. Secondo alcuni è il vero architetto della macchinazione. E' lui a fare le indagini, ed è l'unico investigatore che ha avuto pieni poteri, senza che il suo operato fosse messo mai in dubbio dai magistrati, dalla stampa, dall'opinione pubblica. Presentare Scarantino come il grande artefice della strage di Via D'Amelio era un insulto all'intelligenza. Eppure ci abbiamo creduto.
Questa vicenda racconta molto del nostro Paese. Dei depistaggi che attraversano la nostra storia. Dall'omicidio di Mauro Rostagno, alla strage di Alcamo Marina, per citare i casi a noi più vicini. La sentenza del Borsellino Quater utilizza un'espressione efficacissima, per spiegare il dietro le quinte di questo e altri depistaggi. E parla di "convergenza di interessi tra Cosa nostra e centri di potere".
Ogn anno, il 19 Luglio, ci portiamo il peso delle commemorazioni di Borsellino e dei suoi uomini. Quest'anno, per fortuna, la cifra non è tonda, sono 26 anni, e quindi evitiamo tutto l'apparecchiamento di riti e commemorazioni dell'anno passato. Al Comune di Marsala, dove Borsellino è stato procuratore, non sapendo che fare, si sono inventati il concorso per la migliore etichetta di vino in memoria di Borsellino (lo giuro...) e l'amichevole tra Nazionale Magistrati e Nazionale attori quasi - famosi.
Ecco, se vogliamo davvero fare un salto di qualità in questo nostro ricordare-per-ricordare che non serve a nulla, dobbiamo sforzarci di indagare proprio su questa "convergenza", su tutto l'aiuto che, fuori dalla mafia, ha reso Cosa nostra, un'organizzazione ormai ridotta al lumicino, fortissima, quasi invincibile.
Cosa sono questi centri di potere? quando lo potremo sapere? Magari quando ci sarà il primo vero pentito di Stato. L'uomo che ci racconterà quello che non sappiamo su tutte le istituzioni, i partiti politici, i grand commis, che si sono avvalsi dell'aiuto di Cosa nostra per regolare i loro interessi, alimentando questo cancro. Purtroppo questa figura ancora non c'è. Abbiamo centinaia di collaboratori di giustizia di Cosa nostra, sappiamo tutto della mafia. Non sappiamo nulla di ciò che le sta intorno. E non ci sforziamo neanche di farlo. Perchè interrogarsi su questo aspetto è troppo complicato, signifca interrogarsi sulla nostra storia, forse sul senso stesso dell'essere italiani. E allora molto meglio organizzare le partite e i concorsi per le etichette, i convegni sulla legalità, e sulla cultura della legalità...
Resta, comunque, questo dato: le motivazioni della sentenza del Borsellino quater ci dicono che c'è stato il più grande depistaggio della storia italiana, in Via D'Amelio. Un depistaggio che ha coinvolto molti magistrati, che poi in nome dell'antimafia militante e di charme hanno fatto carriera.
Sorprende che un'affermazione così forte, messa nero su bianco, non abbia trovato sponda di indignazione, rabbia, sgomento, nell'opionione pubblica. C'è stato un clamore enorme sulla sentenza del processo sulla Trattativa Stato - mafia, qua siamo di fronte a qualcosa di ben peggiore, eppure è passato sotto silenzio.
Forse è perchè siamo assuefatti. Forse è perchè sono, quelle di Falcone e Borsellino, ormai storie lontane, complicate. Forse finirà come per Piazza Fontana, storia lontanissima, ci sarà una sentenza che un giorno ci dirà: guardate è un grande casino, non possiamo stabilire la verità. Perchè sono storie lontane, complicate, è come se Piazza Fontana non ci abbia insegnato nulla. E di tutti questi problemi non si parla minimamente, non ho sentito un commento di Salvini / Di Maio / Bonafede sul "più grande depistaggio della storia italiana". Siamo assuefatti al depistaggio.
Non arrendersi, cercare di capire, di produrre un senso, è oggi il più grande omaggio che possiamo fare a Paolo Borsellino e a tutte le vittime di Cosa nostra. Ecco perchè abbiamo deciso in redazione di spiegare il depistaggio in un'inchiesta in quattro puntate. Ed ecco perché oggi, su Tp24.it, potete addirittura scaricare le motivazioni della sentenza del Borsellino Quater. Qua sotto trovate i link. Perchè tutti dobbiamo sapere.
Qui l'intestazione della sentenza.
Giacomo Di Girolamo