Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
24/08/2018 06:00:00

Lettera aperta al futuro sindaco di Castelvetrano...

Gentile futuro sindaco di Castelvetrano,

le scrivo adesso, a quasi un anno dalla sua prossima elezione.
No, non è per elencarle tutti i problemi della nostra città, che sicuramente conosce meglio di me. E nemmeno per suggerirle soluzioni, perché sono sicuro che le idee non le mancheranno. Non mancavano nemmeno ai suoi predecessori e sappiamo bene che non è per la mancanza di idee che il comune è stato sciolto.
Sono uno psicologo clinico, ma faccio il giornalista. Due cose molto diverse, anche se a volte ho l’impressione che si somiglino; si tratta pur sempre di far affiorare alla coscienza ciò che tende a rimanere nascosto. In entrambi casi, questa consapevolezza non coincide quasi mai con l’immediato miglioramento, però è un punto di partenza. Insomma, come si dice, non c’è cura senza diagnosi.

E’ vero, uno scioglimento a quattro giorni dalle amministrative è stato quantomeno audace, ma i segni dell’infiltrazione mafiosa erano visibili già da un bel po’, anche se per troppo tempo si è preferito pensare che i giornalisti denigrassero la città.
Spero che almeno lei faccia la differenza tra un sindaco eletto dai cittadini ed una commissione straordinaria imposta dal Ministero che non ha promesse da mantenere, facendo quel che può con un disavanzo da 25 milioni di euro. Disavanzo che prima non c’era, perché i conti erano “in ordine”, grazie al giochetto dei residui messi a bilancio.
E immagino avrà avuto anche lei la netta impressione che il commissario abbia difficoltà a far funzionare al meglio quella macchina amministrativa che, bene o male, è la stessa di prima, con le stesse persone, comprese quelle che sin da subito si sono adoperate per creare disagio, rallentamenti e malcontento.

Lo so, i cittadini erano abituati alla telefonata al sindaco anche per la soluzione dei problemi spiccioli di cui si sarebbe dovuto occupare in autonomia l’apparato tecnico-burocratico. E oggi nessuno fa più la differenza tra quest’apparato e l’organo politico.
Ecco, oggi per le autorizzazioni, le concessioni edilizie e tante altre cose, c’è invece qualcuno che gioca con i tempi di attesa delle certificazioni antimafia, mettendo in cantina il buon senso con un’inflessibilità che sarebbe “costretto ad avere” per volere del commissario.

Non sarà facile amministrare una città come Castelvetrano, non lo è mai stato per nessuno. Ma sarà impossibile se l’identità verrà fondata sul nemico ed il dibattito sulla tifoseria. Ecco perché le chiedo di non presentarsi come l’anticommissario che ci tirerà fuori dal pantano in cui ci ha ridotto lo Stato e “certa stampa”. Il pantano ce lo siamo creati noi stessi, girandoci troppo spesso dall’altra parte e credendo che la mafia sia solo un etichetta che ci hanno appiccicato addosso.
Chissà se proprio durante il suo mandato, arresteranno Matteo Messina Denaro. In quel caso, glielo dico col cuore, eviti sortite del tipo “Finalmente a Castelvetrano la mafia ed il malaffare sono stati sconfitti”. Se nemmeno gli arresti di Riina e Provenzano hanno cancellato la mafia dalla Sicilia (e non solo), non si capisce perché quello di Messina Denaro dovrebbe cancellarla da Castelvetrano.
Certo, non saremmo più etichettati come la città del boss; e questo sarebbe già un grande risultato, vista l’allergia a quest’etichetta che attraversa per anni l’intera cittadinanza, sostituendosi spesso all’insofferenza nei confronti dei mafiosi stessi.

Il cambiamento non sarà grazie al nuovo sindaco, ma ai nuovi cittadini. Se si vuole cominciare davvero a cambiare questa città, tutto dipende anche da dove si vanno a cercare i voti. Non si rivolga al grande elettore, provi a parlare invece con la gente comune, col dipendente, l’operaio, spiegandogli che il vero cambiamento sarà un processo lungo, che sicuramente entrambi non arriverete a vedere ma che non può che basarsi sulla partecipazione. Sono loro i veri artefici del cambiamento. E se quel dipendente le rispondesse di essere già impegnato con un altro candidato “suggerito” dal suo datore di lavoro, non abbia timore a dirgli che rimarrà schiavo e non avrà il diritto di lamentarsi quando le cose andranno male.
Caro futuro sindaco di Castelvetrano, si circondi di belle persone già da adesso. Faccia in modo da evitare un altro scioglimento. Non è vero che tutti i voti sono buoni e che una volta al potere si potrà cambiare la città. Dipende da dove vengono questi voti, perché potrebbe presentarsi qualcuno a chiedere il conto.


Egidio Morici