Riceviamo e pubblichiamo la lettera che Don Francesco Fiorino, e molti suoi parrocchiani, hanno scritto per Papa Francesco, che il prossimo 15 settembre sarà in visita a Palermo.
Carissimo e stimatissimo Santo Padre Francesco,
siamo trepidanti per la Sua prossima visita in Sicilia, terra di grandi "slanci", di preziose risorse intellettuali e di spettacolari bellezze naturali ed artistiche, ma di tante e nuove solitudini, di gravi e irrimediabili offese all'ambiente, di profondo disagio sociale e culturale, di preoccupante degrado soprattutto nei quartieri "popolari" delle nostre città.
La nostra Sicilia, come Lei sa, è terra di donne e di uomini esemplari per fede e amore generoso e, nello stesso tempo, purtroppo, di individui pericolosi dediti all'arricchimento illecito senza curarsi di spargere sangue innocente. Uomini che usano l’intimidazione e la violenza mafiosa, che utilizzano le pubbliche istituzioni per le loro carriere, che sprecano denaro e deludono le giuste attese dei giovani. Siamo consapevoli di vivere in un'Isola nella quale gli incontri culturali e religiosi hanno apportato, nel corso di una storia millenaria, un’incomparabile ricchezza di conoscenze scientifiche, arte, tradizioni e capacità di accoglienza e di scambi positivi.
Santo Padre, nonostante ciò stiamo dimenticando, però, che siamo stati emigranti e figli di immigrati. Recenti “reazioni aggressive” nei confronti dei migranti e certi silenzi, anche nelle comunità cattoliche e da parte dei rappresentanti delle istituzioni civili, sono il segnale del prevalere di una mentalità individualista e indifferente, razzista, eccessivamente preoccupata di conservare il proprio stato socio-economico, una mentalità sempre più chiusa nel privato e nel proprio ristretto nucleo familiare (familismo che è una delle concause del fenomeno mafioso).
Da più di cinquant’anni questa terra coltiva dei “sogni”: giovani non costretti ad emigrare per un lavoro onesto e un sereno futuro, strade adeguate e ferrovie moderne e veloci, progetti di sviluppo economico che valorizzino le potenzialità del territorio, turismo sostenibile, agricoltura sana, pesca equilibrata, piccole e medie imprese libere dalla criminalità organizzata e dall’estorsione, istruzione che premi le vere eccellenze, senza raccomandazioni e ingiuste preferenze.
Abusi e sprechi nell’amministrare la cosa pubblica, gravi e costanti forme di corruzione, clientelismo elettorale, fuga in una religiosità intimistica e disincarnata, hanno costretto tanti uomini e donne di buona volontà ad allontanarsi dalla partecipazione attiva e responsabile alla vita socio-politica ed ecclesiale, aggravando la sfiducia e gli atteggiamenti contrari al bene comune e alla solidarietà umana e cristiana. Tanti uomini e donne che lavorano nel privato sono quasi schiavi e sono costretti ad essere grati per ore di lavoro in più del dovuto, con buste paghe ingiustamente decurtate, con poche giornate di ferie e di riposo festivo.
Santo Padre, Lei viene nel nome del Signore e siamo sicuri che ci inviterà a percorrere un serio, coraggioso e rinnovato cammino di fede e di responsabilizzazione personale e comunitaria.
Abbiamo bisogno del Successore di Pietro perché sia per noi continuo punto fermo di riferimento.
Nella sua recente Lettera al Popolo di Dio ci ha ricordato che “senza una partecipazione attiva di tutti i membri della Chiesa non riuscirà a generare le dinamiche necessarie per una sana ed effettiva trasformazione” e che è necessario “denunciare tutto ciò che possa mettere in pericolo l’integrità di qualsiasi persona”. Il Beato Pino Puglisi ci ha insegnato, con la sua semplice, lieta e feriale testimonianza, che bisogna esporsi e “metterci la faccia” per cercare di migliorare la società, la Chiesa, noi stessi.
Ringraziandola infinitamente per il suo ministero di pace, di luce e di verità, ci permettiamo di presentarLe alcuni nodi che per noi sono delle priorità:
1. Abbiamo bisogno di una Chiesa-Famiglia dove l’ascolto e la verifica siano costanti per comprendere se siamo davvero fedeli al Vangelo e alle indicazioni pastorali del Successore di Pietro.
2. Abbiamo bisogno di “pastori secondo il cuore di Dio”. La formazione di coloro che aspirano ai ministeri ordinati (presbiterato e diaconato) deve essere “integrale”, con un’attenzione particolare al raggiungimento di un’adeguata maturità umana, alla capacità relazionale, all’equilibrio psico-affettivo, alla esperienza di servizio concreto alle componenti più deboli della società,
3. Abbiamo bisogno che ci sia maggiore sobrietà nella vita dei ministri ordinati e che i loro comportamenti, improntati all’accoglienza di tutti, siano di esempio per le comunità e soprattutto per i più giovani, affidati alla cura pastorale nella catechesi e nella formazione alla vita cristiana.
4. Abbiamo bisogno di una Chiesa profetica che difenda e promuova coraggiosamente e costantemente i diritti di ogni persona, a partire da chi vive in difficoltà. C’è il rischio che le Chiese locali vadano per conto proprio, con legami solo apparenti con il Successore di Pietro e con l’intera cattolicità, dimenticando che non si può crescere da soli, non si può camminare da soli.
5. Abbiamo bisogno che nella Chiesa venga riproposto con forza l’insegnamento che l’impegno sociale e politico é una delle forme più alte di carità cristiana. Essere cristiani, come ci hanno insegnato i conterranei Luigi Sturzo, Giorgio La Pira, Piersanti Mattarella e tanti altri testimoni.
Papa Francesco, siamo fiduciosi che lo Spirito Santo ci sprona a vivere nella verità e nella carità, in comunione effettiva con la Madre Chiesa. Siamo convinti che ogni Successore di Pietro è un dono prezioso che il Signore ci dà nello svolgersi del tempo. Sappiamo che Lei non ci farà mancare la Sua preghiera paterna e il suo ascolto paziente.
Ci benedica! Arrivederci a Palermo!