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26/09/2018 06:00:00

Cosa succederà allo Stagnone di Marsala dopo la tragica estate del Kite?

E’ stata un’estate tragica allo Stagnone di Marsala. La meta per eccellenza dei kiters di tutto il mondo sembra essere diventata un luogo maledetto.

In un’estate tre kiter sono morti mentre facevano kitesurf nella laguna dello Stagnone, nelle acque basse tra la terraferma e l’isola di Santa Maria.
E adesso ci si chiede che ne sarà del paradiso dei kiter. Un luogo che negli ultimi anni è diventato meta prediletta per gli appassionati di tutto il mondo. Sono nate scuole di kite, si sono fatti campionati nazionali, sono nate strutture ricettive. Il tutto però nella totale anarchia. Poche le regole, oltre quelle per la balneazione e la navigazione in mare, che regolamentano l’esercizio del kite. Tutti chiedono che venga regolamentata la pratica, in una zona molto affollata e fuori controllo. Il versante Nord di Marsala in cui ci si esibisce in kite è un’area difficilmente raggiungibile da mezzi di soccorso, e questo è stato riscontrato nei recenti fatti di cronaca. Inoltre non ci sono presidi medici attrezzati a dovere. 

La Laguna dello Stagnone, ricordiamo, è riserva naturale, e gestita dalla ex provincia di Trapani. Un luogo, quindi, protetto in cui sarebbe vietata ogni attività che possa stravolgere anche minimamente l’ecosistema. Il tema è stato molto dibattuto negli ultimi anni, e si è convenuto che i kite, anche se in abbondanza, non creerebbero problemi all’ecosistema.

Ma dopo le morti di quest’anno si chiedono più regole, maggiori controlli, in un luogo dove sembra regnare l’anarchia sulla terraferma.


Allo Stagnone sono tantissimi gli sportivi e appassionati che praticano kitesurf tutto l’anno. Oltre ai praticanti locali, molti arrivano da Germania, Polonia, Slovacchia, e in alcuni casi anche da oltreoceano. Diverse le associazioni che hanno aperto delle scuole, e alcune di esse sono pubblicizzate anche in siti stranieri. Sia per le scuole che per la pratica dello sport all’interno dello Stagnone, ad oggi c'è solo un'ordinanza della Capitaneria di Marsala che regolamenta i requisiti minimi di "navigazione". Per il resto ognuno è libero di fare un po’ come gli pare. Il lascia passare, se così si può dire, per la pratica del kite, arriva da un’ordinanza del sindaco, nel 2016, che permette di farlo perchè si è stabilito che in alcune zone dello stagnone non c’è balneazione. E da questa è nata poi l'ordinanza della Capitaneria.

Dal comando della Capitaneria di Porto ci confermano che chi fa kite, deve comunque attenersi a quanto previsto nell’ordinanza sulla sicurezza balneare, n°15 del 2017 emanata dal Comandante del Circondario Marittimo di Marsala, secondo la quale, visto che la fascia di balneazione all’interno della riserva è di 200 metri a partire dalla battigia, chi fa kite dovrà, prima di iniziare a veleggiare, arrivare a tale distanza e da lì poter iniziare a praticare lo sport. Un utile specchietto è possibile visionarlo qui.

 

Nell’ordinanza sono stabiliti anche tutti gli obblighi che devono rispettare le scuole di kite.

La stessa ordinanza stabilisce che deve essere il Comune di Marsala a curare il posizionamento di boe che indichino le distanze di 100 e 200 metri. Ci sono?
C’è da dire che le scuole di kite, visto che non è stata ancora emanata una legge ad hoc, funzionano un po’ come i lidi. Le scuole sono obbligate ad avere un locale di primo soccorso. Cioè una stanza in cui tenere cerotti, garze, e ghiaccio. Non c’è allo Stagnone, nella zona interessata al kite un presidio medico permanente, almeno nel periodo dell’anno più gettonato. E’ quello che hanno chiesto anche alcune scuole di kite. Le scuole devono essere anche dotate di un natante per permettere interventi di soccorso in mare, se insistono in una zona con fondale basso allora devono avere un galleggiante “armato” per permettere il soccorso del malcapitato.
Ci sono tutti questi requisiti? Il comandante della Guardia Costiera di Marsala, Nicola Pontillo, ci ha riferito che quest’estate sono stati fatti numerosi controlli allo Stagnone e non sono state rilevate infrazioni da parte delle scuole di kite.


Su quello che è successo allo Stagnone è intervenuta l’Ast, l’Associazione Strutture Turistiche, di Marsala.

In questo tratto di costa (per il fatto che siamo nella Riserva dello Stagnone) nessuna regola è stata scritta, nessuna torretta è stata installata per monitorare l’attività, non si può utilizzare nessun battello di soccorso e salvataggio, nessuna postazione medica esiste, se si eccettua il Pronto Soccorso del “Paolo Borsellino” a 20 Km di distanza. Chiunque vuole, si può allontanare verso San Teodoro ed aprire una Scuola di Kite o singolarmente si può lanciare per fare le evoluzioni che vuole ed andarsi ad unire ad altri centinaia di kiter che già volteggiano (e più forte è il vento più forti sono le sensazioni). E’ arrivato il momento di dire: Basta a tutto questo! Altrimenti ci troveremo con altri morti e con un territorio svalutato dal punto di vista turistico e non più attrattivo come era considerato fino ad oggi.


In tre mesi sono morte tre persone a Marsala facendo kitesurf. Il 19 settembre è morto Emmanuel Ollier, francese, aveva 45 anni. Si stava preparando per uscire con il kite,nonostante l'allerta meteo, con un gruppo di amici, presso una delle scuole che insistono sul versante nord della città. All'improvviso una folata di vento lo ha fatto alzare in volo mentre era ancora sulla terraferma, ma anziché portarlo verso il mare lo ha trascinato all'interno, verso i vigneti, per circa 400 metri. Emmanuel è morto per le ferite riportate e le fratture multiple.
Lo scorso 11 settembre un giovane kiter polacco era morto vicino l'isola di Santa Maria, affogando nello Stagnone a causa dell'imbracatura del kite. Lo scorso 30 giugno per un malore mentre era con il kite, ha perso la vita Federico Laudani, 31 anni, di Tivoli, pilota della compagnia Ryanair.
Certo è che qualcosa non va allo Stagnone. O è stata soltanto un’estate maledetta?