Il primo marzo avremo il reddito di cittadinanza», prometteva pochi giorni fa al nostro giornale Giuseppe Conte. Più facile a dirsi che a farsi: basta leggere la pagina otto del Documento di economia e finanza, chiuso con fatica al Tesoro dopo settimane di complicate trattative.
«A completamento della manovra 2019-2021, il governo dichiara, quali collegati alla decisione di bilancio...»: segue una lunga lista di materie. (…) Dodici argomenti che non verranno normati nel dettaglio dalla Finanziaria, la cui approvazione tassativa è fissata al 31 dicembre, ma con i tempi più lunghi della legge ordinaria. Fra i dodici disegni di legge ecco dunque spiccare le questioni care al Movimento Cinque Stelle: «misure a favore dei soggetti coinvolti dalla crisi del sistema bancario» e «introduzione del reddito di cittadinanza e la riforma dei centri per l' impiego».
Nel frattempo - il 15 ottobre - il Consiglio dei ministri deve spedire a Bruxelles il cosiddetto «Draft budgetary plan», una sintesi del vero e proprio articolato da presentare in Parlamento al più tardi il 20, e che quest' anno sarà accompagnato da un decreto fiscale. Da quel momento si può affermare senza rischio di smentita che fino a Natale non ci sarà spazio per discutere altro. Il Movimento Cinque Stelle può sperare di iniziare la discussione su banche e reddito dopo la Befana. «Nella mia esperienza non ho mai visto un disegno di legge imporsi sulla Finanziaria», racconta l' ex presidente Pd della commissione Bilancio di Montecitorio Francesco Boccia.
Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “la Stampa”