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14/10/2018 20:16:00

"Gli abusi del Fisco". Se la vita è una tassa...

 La vita è una tassa. Esordisce così il libro “Gli abusi del Fisco” di Peter D'Angelo e Fabio Valle, edito da Chiarelettere.

Dal titolo ci si aspettano numeri, conti nel difficile mondo, spesso incomprensibile del calcolo delle tasse, ci si ritrova, invece, a leggere storie di uomini e donne, imprenditori, gente della porta accanto che racconta lapropria vita.

Gli autori nero su bianco stanano i lati oscuri del fisco e li raccontano attraverso gli accertamenti fiscali che spesso poi si sono dissolti in bolle di sapone per alcune aziende, nel frattempo però l'azienda ha già chiuso in Italia, licenziato i propri dipendenti e aggredito altri mercati.

Nel libro a mettere in discussione tutto il sistema è Luciano Dissegna, ex dirigente dell'Agenzia: “A distruggere la piccola e media imprenditoria è proprio l'Agenzia, la più importante istituzione economica del Paese". E a rimarcare la stessa posizione è Renato Fiorenza, dirigente in pensione: “La categoria più colpita è quella dei piccoli imprenditori, è più facile pescare quintali di alici che pescare qualche squalo”.
Dietro le imprese ci sono famiglie, ci sono operai con le rispettive di famiglie, ci sono i sacrifici di investimenti.

Gli autori raccontano la vita di un panettiere di Rovigo, le sue ore fatte di notti di lavoro e di impasti, fino a quando il fisco non contesta 144 mila euro di presunta evasione.
Il paradosso delle azioni portate avanti dall'Agenzia è una cospicua riduzione del presunto debito se viene accettato e pagato subito dall'evasore.
In questo caso ad esempio da 144 mila euro l'Agenzia si accontenta di 8000, il panettiere paga ma allo stesso tempo è costretto a licenziare due operai, non ha più fatto alcun investimento.

Lo strumento utilizzato prevalentemente dal fisco è quello presuntivo, un fisco indicato come cieco e presuntuoso, che non conosce più la realtà economica del territorio.
Succede quindi che le aziende lasciano il mercato italiano e aggrediscono quelli esteri, licenziando i dipendenti che diventano disoccupati e che saranno assistiti dal welfare.


Si racconta ancora la storia di un' azienda friulana, la Bernardi, con 1200 dipendenti e 164 punti vendita nel mondo. L'azienda è pronta a stipulare un contratto con la Coin per rifornire i loro punti vendita ma nel 2012 l'Agenzia chiede 190 milioni di euro per presunte tasse non pagate nel 2007. Salta subito l'accordo con la Coin, il Tribunale di Napoli dichiara illegittima la richiesta dell'Agenzia ma la Bernardi è già in amministrazione controllata.
Il caso è grottesco perchè la Coin prima di fare un accordo con i Bernardi aveva chiesto all'Agenzia i carichi pendenti fiscali: non c'era nulla. Nessuna evasione. Salvo poi saltare fuori dopo qualche settimana la cartella da 190 milioni di euro, successivamente annullata. Un errore del fisco che rende fatale la vita ad una azienda, rende precarie le condizioni di una famiglia e ne annienta i sogni.
Tra gli ultimi marchi a lasciare l'Italia anche la Bikkemgers, dopo un accertamento di 130 milioni di euro. Anche qui tutto finito in una bolla di sapone.

Emerge dal libro che l'Agenzia delle Entrate non funziona, che ingolfa la giustizia con una serie di accertamenti, tanti, per poi finirne a riscuotere davvero poco.

Una serie di ingiustizie che descrivono non solo lo stato dell'Agenzia delle Entrate ma del Paese.