Un anno dalle elezioni regionali, un anno dall'insediamento dei deputati regionali ma l'Assemblea siciliana continua a non produrre granché.
Settanta deputati, una maggioranza che tiene l'equilibrio con un grissino, una opposizione dem che strizza l'occhio all'esecutivo, i grillini assaporano già la vittoria delle prossime elezioni.
Non ci sono leggi approvate che rivoluzionano l'Isola, c'è, invece, un clima di strafottenza politica che la dice lunga sulla consistenza dei partiti.
Nella seduta di mercoledì pomeriggio non c'era il numero legale, bisognava votare il disegno di legge sull’adozione delle aiuole dei Comuni. Una grande riforma per la Sicilia, a quanto pare. Adesso possiamo dormire sonni tranquilli.
Ma non è stata partorita nemmeno questa legge nella seduta del 14 novembre, la maggioranza è andata sotto dando via libera ad un emendamento dell'opposizione. Nel frattempo in aula ci sono problemi con l'amplificazione, Gianfranco Miccichè, presidente dell'Ars, decide di sospendere e rinviare la seduta a martedì 20 novembre.
Una prova di alta politica, avvenuta davanti agli occhi di alcuni studenti di un Liceo dell'ennese in visita a Palazzo dei Normanni.
Lapidario l'intervento di Giancarlo Cancelleri, dei Cinque Stelle: "In una Sicilia che ha bisogno di tutto la maggioranza porta in aula la legge sulle aiuole".
Ma quanto ci costano i parlamentari in un anno di “attività”?
Sono soldi pubblici, soldi dei siciliani che li hanno votati e anche di chi, deluso e disincantato, ha deciso di disertare le urne.
I deputati del parlamento siciliano sono i più pagati del resto d'Italia, in un anno costano 110 milioni di euro.
E loro, i deputati, ci dicono che lavorano tanto nelle commissioni. Peccato che i siciliani non se ne siano accorti.
Si passa dal ddl sulle aiuole a quello dei parcheggi di interscambio, o ancora è stata approvata la legge sulla massoneria ma impietosamente non si affrontano le reali esigenze ed emergenze di questa terra che boccheggia, che apre le ali ma che non spicca il volo. Rassegnamoci, vivremo di tramonti, albe e sospiri.
La spesa per il parlamento siciliano resta la più alta di tutta l'Italia, il raffronto con la Regione Lombardia è d'obbligo: ha il doppio degli abitanti della Sicilia e costa meno della metà, siamo intorno ai 68 milioni di euro.
Una spesa obbligata quella del parlamento siciliano che grava sul bilancio della Regione in massima parte per l'80%.
E' il parlamento più antico del mondo ma anche il più mangione, costoso e frettoloso.
E sul taglio dei vitalizi l'Ars prende tempo.
Per Miccichè è necessario vagliare bene la situazione, non far incorrere la Regione in una serie di controversie legali dei ricorrenti.
L'Ars al momento ha una spesa corrente altissima per il versamento di 180 vitalizi, si tratta di assegni a mogli o figli di ex onorevoli deceduti.
Una spesa annua pesante, 17 milioni di euro, per assegni mensili che vanno dai 5 mila euro fino al tetto massimo di 8.500.
Le pensioni pagate agli ex deputati variano in base alla permanenza all'Ars, si tratta del sistema contributivo, per chi ha fatto una sola legislatura la pensione è di 665 euro la mese, il doppio e il triplo per chi ne ha fatte due o tre di legislature e così via.
Il movimento Cinque Stelle ha chiesto il dimezzamento degli assegni con un risparmio per le casse della Regione di 7 milioni di euro all'anno. La proposta dei pentastellati prevede la riduzione dell'assegno del 60% per le mogli vedove degli ex parlamentari, azzerato per i figli.
La questione riguarda proprio i diritti acquisiti e la possibilità di subire una serie di contenziosi, così l'avvocato amministrativista Girolamo Rubino ha annunciato il ricorso qualora il taglio verrà approvato, perché lesivo dei diritti 2,3, 97, e 117 della Costituzione. L'avvocato Rubino ha presentato la memoria su mandato dell'associazione degli ex parlamentari.
Il consiglio di presidenza dell'Assemblea rinvia al momento la decisione, chiedendo un parere al Consiglio di Giustizia Amministrativa, ma il governo nazionale ha già detto la sua: niente taglio di vitalizi e niente trasferimenti, si parla di 100 milioni di euro in meno di trasferimenti.
Un taglio forte per le casse della Regione che da 100 milioni potrebbe diventare 500 se si cumula il cofinanziamento della spesa europea.
Nello Musumeci è in attesa della decisione del presidente dell'Ars, spetta al parlamento regionale adottare il taglio, ma il mancato trasferimento statale colpirebbe poi l'esecutivo, sarà la Regione a dover fronteggiare la mancanza di danaro.