Esultino i cuori, suonino le campane, si festeggi per giorni e notti in tutte le città e i borghi d'Italia, con canti, danze, cortei, banchetti, mascherate e fuochi artificiali: finalmente il nostro popolo ha cancellato in un sol colpo le divisioni e i conflitti che lo laceravano da secoli, perché ha scoperto di essere unito, concorde, compatto come un blocco di granito. Ebbene sì, abbiamo scoperto di essere tutti, dal primo all'ultimo, nient'altro che una massa di puttane e sciacalli. Che gran sollievo! Avendo appreso che siamo tutti uguali, non avremo più ragione di odiarci e di insultarci ferocemente sui social, in tv e nelle dispute da bar. E sapete com'è avvenuto il miracolo? Perché due eminenti politici, due campioni mondiali di intelligenza e di buone maniere, hanno affermato, alcuni giorni fa, che i giornalisti sono degli sciacalli e delle puttane. Che colpo di genio, ragazzi!
Voi direte: ma questo che c'entra? Ammesso pure che i giornalisti siano davvero puttane e sciacalli, perché mai dovrebbero esserlo tutti gli italiani? La spiegazione è talmente semplice, che anche quei due campioni di intelligenza la capirebbero senza spremersi troppo le meningi. Ma facciamo una premessa: se, per esagerazione, anche novanta giornalisti su cento fossero veramente delle puttane, noi potremmo forse affermare che “i giornalisti sono delle puttane”? Ma certo che no. Perché offenderemmo quei dieci poveri diavoli che puttane non sono. Ma per i due politici eccelsi, è vero esattamente il contrario. Fare di ogni erba un fascio: ecco il loro geniale “decreto dignità”!
Vediamo allora a cosa può condurre questa logica efferata. Applichiamola a tutte le altre categorie di lavoratori. Per esempio, ricordate gli imprenditori che ghignavano felici al telefono dopo il terremoto dell'Aquila? In base a quella logica, è ovvio dedurre che tutti gli imprenditori siano sciacalli e puttane. E i chirurghi che segano le ossa anche a gente che ha le ossa sane? Dunque, tutti i medici sono sciacalli e puttane. E i magistrati che confezionano sentenze in cambio di mazzette? Dunque, tutti i magistrati sono sciacalli e puttane. E gli impiegati che timbrano il cartellino e poi vanno in giro a farsi i cavoli loro? Dunque, tutti gli impiegati sono ladri, sciacalli e puttane. E i finti disoccupati che si fanno pagare in nero? Tutti i disoccupati sono puttane. E gli agricoltori che eccedono coi pesticidi? Tutti gli agricoltori sono puttane. E i preti pedofili? Tutti i preti sono puttane. E i professori universitari che impongono le loro baronie? Puttane i professori. E i negozianti che non danno lo scontrino? Ladri e puttane i negozianti. E gl'ingegneri che fanno crollare i ponti? Puttane gl'ingegneri. E gli avvocati corrotti? Puttane gli avvocati. E i testimoni prezzolati? Puttane i testimoni. E i fornai che aggiungono il gesso alla farina del pane? Puttane i fornai. E gli studenti che comprano i diplomi e le tesi di laurea? Puttane gli studenti. E via di questo passo, fino a esaurire la lista di tutti i mestieri e di tutte le condizioni umane del mondo.
Ma, un momento... nei nostri esempi non abbiamo per caso dimenticato qualcuno di molto importante? Oddio, è vero: abbiamo dimenticato i politici! Questi sì che sono gli assoluti primi della classe in fatto di sciacallaggio e di puttaneria. Anzi, questi sono anche super-ladri e assassini, e sappiamo bene che tra le loro vittime preferite vi sono proprio i giornalisti: insultati, minacciati, perseguitati e massacrati a migliaia in ogni parte del mondo per il coraggio delle loro inchieste che smascherano i delitti, le iniquità, le atrocità del potere politico-mafioso. Ne abbiamo avuto recentissimi esempi anche in Europa. E abbiamo pianto tutti la tragica fine di Anna Politkovskaya e di Daphne Caruana Galizia. Per l'Italia, basterebbe citare i nomi di Walter Tobagi e di Carlo Casalegno, cronisti dei “giornaloni” “Corriere della sera” e “La Stampa”, ammazzati come bestie dai politici estremisti degli anni di piombo. Per non parlare dei giornalisti caduti nella lotta contro il potere politico-mafioso, da Mino Pecorelli a Giuseppe Fava e Peppino Impastato.
Dunque, evviva, organizziamo uno sterminato corteo per il primo “Puttana pride” della storia in tutte le città italiane. Saremo milioni e milioni. Tenendo ben presente che voi due, Di Maio e Di Battista, con tutti gli altri politici al seguito, meritate certamente di aprire la gioiosa sfilata. Se è vero che tutti siamo puttane, a voi spetta il posto d'onore. Voi, danzando in tanga e impennacchiati come le ballerine di samba al carnevale di Rio, reggerete lo striscione d'apertura. E noi vi seguiremo sculettando felici.
Sélinos