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19/11/2018 06:00:00

Pd, Faraone si candida alla guida del partito in Sicilia. Lo sfida Piccione

 Ha rotto gli indugi Davide Faraone, dopo giorni in cui i tentennamenti sono stati tanti e le pressioni anche, il senatore dem, braccio destro di Matteo Renzi, ha deciso: si candidata alla guida del Partito Democratico in Sicilia.

Ha fatto un passo indietro Luca Sammartino, il recordman di preferenze del catanese, nessuno, sostiene, è in grado di guidare il partito, che deve essere più riformista e moderato, se non il primo renziano per eccellenza.

Faraone, ha riunito a Palermo i parlamentari dem, regionali e nazionali, e alla fine del dibattito ha scelto di metterci la faccia.
Non è una candidatura unitaria, c'è tutta un'area che non è mai stata con Faraone, si tratta di molti ex Ds, dell'area che fa capo a Giuseppe Lupo, poi ci sono i Partigiani Dem.

Tante le anime che al momento cercano un nome da anteporre a Faraone, un braccio di ferro tra renziani e non renziani. Ma non solo.
L'ex sottosegretario alla Salute ha lanciato sulla sua pagina facebook la candidatura: “Conosco la Sicilia della luce e del lutto. Dei primi e degli ultimi. Voglio ripartire dalla mia terra. Mi candido alle primare del Pd siciliano, insieme a tutti voi. #AvantiSicilia”.


Si va alla conta per le primarie del 16 dicembre.
Si chiude la fase legata al precedente segretario regionale, Fausto Raciti, e si apre la nuova con punte accese di polemiche, consapevoli del fatto che sono davvero troppe le vecchie ruggini, mai superate, acuite per le ultime elezioni nazionali dove ognuno ha cercato un posto utile in lista.
 

E nella giornata di ieri mattina è venuto fuori il nome che sfiderà Faraone: Teresa Piccione.
Piccione è vicinissima all'area di Peppino Lupo, capogruppo all'Ars, e mette insieme tutti quelli che non stanno con il renzismo.
La lotta è proprio questa, da una parte i renziani veri, quelli che mirano ad un percorso condiviso e moderato, europeisti convinti, forti oppositori di questo governo nazionale, dall'altra parte la vecchia sinistra legata a logiche non più attuali e che avrebbero voluto l'accordo con i Cinque Stelle.
Lupo ha tentato fino alla fine di avere una candidatura unitaria, il nome portato avanti era quello del suo collega di partito e di Assemblea Baldo Gucciardi, tutti vicini all'area dell'ex Ministro Franceschini. La missione di Lupo non ha avuto gli effetti sperati, e lo stesso Gucciardi ha visto di buon occhio la candidatura di Faraone.
Sarà un braccio di ferro e uno scontro tra correnti, il Pd negli anni ha messo insieme troppe anime diverse. Oggi inconciliabili. Si va alla conta.
Nel frattempo le acque si sono agitate pure a Trapani, il primo ad uscire allo scoperto è stato Dario Safina, consigliere comunale a Trapani, ex dirigente di partito e vicinissimo a Giacomo Tranchida.
Se le condizioni continueranno ad essere quelle che sono adesso, dice Safina, non parteciperà ad alcun congresso.
Il vero problema è che si parla di nomi e non di percorsi politici. Una sorta di resa, di fronte ad un partito che ha deciso di non esserci più tra i territori, tra la gente.
E poi ci sono tutti i mugugni dietro il partito, la provincia di Trapani è la più frammentaria e la più litigiosa.
Faraone avrebbe goduto della benedizione di Gucciardi che lo appoggerebbe in questa fase delle primarie.
Non hanno gradito questo passaggio moltissimi altri dei dem, intanto perchè Gucciardi non rappresenta discontinuità dalla vecchia politica, e poi perchè ad elezioni regionali finite ha lasciato i territori senza alcuna presenza.
La domanda poi che in molti dentro al Pd si fanno è se l'impegno prestato, per la fase congressuale, verrà poi vanificato dal piazzamento dei delfini di Gucciardi in ruoli chiave della direzione.
Insomma, pare che la vicinanza di Faraone a Gucciardi non sia cosa gradita, c'è addirittura chi sostiene che il non voto a Faraone sarà un voto contro Gucciardi.
Questa è l'aria che si respira da Castellammare a Mazara, passando per Trapani e Marsala.
Sempre voci interne al partito sostengono che il deputato di Salemi nei fatti appoggerà la Piccione, per non fare un torto a Lupo e per mettere a tacere i dissidenti renziani.
Le novità non finiscono qua, si muove qualcosa per la segreteria provinciale, c'è il nome: è quello di Marco Campagna, altro delfino di Gucciardi, attuale segretario uscente.
A raccogliere le firme per la sua candidatura è Rosalba Mezzapelle, altra fedelissima dell'ex onorevole Antonella Milazzo.
A dimostrazione che il cerchio magico non si è mai rotto, uniti e compatti sulle poltrone delle segreterie, determinanti per poi decidere le future candidature.
E intanto montano i malumori tra coloro che nel partito si sono spesi negli anni, non hanno intenzione di partecipare ai congressi, non si spenderanno alla ricerca di voti e non hanno alcuna intenzione di fare finta che il partito vada verso un falso rinnovamento che si chiami sempre Gucciardi-Milazzo.
Il congresso sarà uno stillicidio volto solo a rafforzare posizioni singole, un partito autoreferenziale che pensa alle correnti, a metterci le bandierine, e non alla vera drammaticità dei territori e del Paese tutto.