di Rossana Titone - E' tempo di congressi, si legge così sui vari quotidiani. Mi piace pensare, invece, che è tempo di Politica, quella nel senso più aristotelico del termine. Quella politica così inclusiva, aperta alla società civile, al mondo delle professioni e alle associazioni, che riesca a ritrovare il buon senso. Oggi la sfida non è più tra destra e sinistra, chi strumentalmente continua a fare questa differenza traccia il solco dell'idiozia e del dilettantismo.
Oggi la differenza la fa il dialogo, la capacità di esserci sempre, anche dopo le sconfitte. La differenza la fanno capacità e competenza, contro un populismo che spara dritto senza creare concretezza. L'inesperienza non può essere un valore aggiunto, l'incompetenza non una costante su cui costruire modelli politici. E' tempo di congressi, dicevo, ed è tempo di dare spazio a chi può aprire ad un modello di partito riformista ed europeista, attento e dialogante con tutte le forze moderate. Dentro il Partito Democratico non c'è alternativa a Davide Faraone.
E non c'è alternativa perché tutti quelli che finora sono stati lì, e che oggi si affannano alla ricerca del nome da anteporre a Faraone, hanno fallito. La bocciatura è ancora forte, e non c'entrano le liste, non c'entra il modello del renzismo, non c'entrano tutte le congetture che in queste ore si sprecano pur di non farlo votare. I dem sono stati battuti non dalle altre forze politiche ma dal loro stesso elettorato che ha deciso di voltare le spalle ai rappresentanti dei vari territori. Il prezzo è stato poi pagato da tutti. Non si discute su chi abbia più colpe e chi meno, c'è, però, chi ha capito che la direzione e la musica devono essere cambiate. Subito.
Non è una rottamazione, è l'effetto collaterale ad un frutto avvelenato masticato per anni. Dove sono i renziani dell'Isola? Quelli che hanno speso il marchio per anni interi pensando di cavalcare un cavallo alato, quelli che hanno pensato fosse amore a prima vista, quelli che “è tutta colpa di Renzi”? Perchè qui viene il bello, ora. Adesso. Perché o si è quello che si è, e si è capaci a dimostrarlo, o forse è meglio ritirarsi e fare una passerella altrove. E' l'insicurezza di chi sa di potere avere un orgasmo solo se detiene potere, poi torna a dormire.
Non c'è alternativa a Davide Faraone, e non c'è non perchè è più bello degli altri ma perché ha capito meglio e prima degli altri che questo non è il congresso dei dem, è il congresso dei siciliani che vogliono alzare la testa, dentro un contenitore che sappia abbracciare e aggregare.
La sua Faraona di ottobre ha avuto il coraggio di guardare oltre gli steccati, ha avuto il coraggio di affondare le mani in un pozzo senza capire cosa vi si trovasse. Non ha avuto paura. E scusate se è poco ma questo coraggio di sti tempi mi piace, assai. E' il coraggio che va premiato, la temerarietà e la determinazione di sapere che oltre le opposizioni interne, e oltre le correnti, c'è un elettorato vagante che ha bisogno di punti di riferimento. Certo, la stagione che verrà non sarà priva di rischi ma l'inesperienza non può essere elevata a virtù, la decadenza nemmeno.
Rinnovare l'ambiente umano per avere una classe dirigente non mediocre, che sappia interpretare i tempi, che non faccia spallucce innanzi all'astensionismo ma che sappia interagire con le classi sociali, che sappia unire non correnti ma sensibilità differenti che guardino non ai valori di un partito ma a quelli della vita. Allora un segretario non può essere un infelice traghettatore su una nave che non ha lasciato mai il suo porto.
E' ora di navigare, con onde basse e anche alte, guardando avanti...perchè indietro, con le solite facce, è già passato e si perde di vista l'orizzonte. Non ci sono patentini speciali in questo, c'è il dialogo, l'impegno, il sacrificio, le idee. Bisogna avere il coraggio di fare l'unica rivoluzione possibile, quella di Faraone. Perchè il dopo si costruisce oggi.