Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
22/11/2018 12:34:00

Gli insulti in rete per la volontaria italiana rapita in Kenya

Silvia Costanza Romano, 23 anni, milanese, volontaria dell’organizzazione Africa Milele, è stata rapita martedì sera intorno alle 20 a Chakama, sulla costa sudorientale del Kenya. Un gruppo di uomini armati di machete e kalashnikov ha fatto irruzione nella sede della onlus, sparando e ferendo gravemente anche un ragazzino di 12 anni, prima di schiaffeggiare, legare e portare via la Romano. Non c’è stata ancora alcuna rivendicazione. Èossibile che si tratti dei terroristi somali Shabaab. La ragazza italiana, che aveva già lavorato alcuni mesi in Kenya, era tornata a inizio mese nel paese africano per un progetto di sostegno all’infanzia.

«Il ritratto di Silvia assomiglia molto al profilo della maggior parte dei cooperanti che partono dall’Italia. Sono 6.400, armati di molto entusiasmo e buona volontà, operano in 116 Paesi. Le donne sono maggiormente presenti con un bel 54%, mentre la presenza maschile si attesta al 46%. Fra le donne cooperanti l’86% lavora all’estero, mentre soltanto il 14% sceglie di rimanere in Italia; gli operatori maschili invece sono impegnati per l’81% in Italia e per il 19% all’estero» scrive Il Sole 24 Ore.

E' incredibile leggere degli insulti in rete per la ragazza. “Un’oca giuliva, poteva stare a casa ad aiutare gli italiani”. “Ora quanto ci costerà farla tornare a casa sua per sempre, con l’obbligo di dimora e firma però”. “Se l’è cercata”. “Lasciamola lì, dove è voluta andare”. “Bloccare i pagamenti dei riscatti: far morire un buonista per educarne cento”.

Ma che Paese stiamo diventando?
 

«Ha ragione chi pensa, dice o scrive che la giovane cooperante milanese rapita in Kenya da una banda di somali avrebbe potuto soddisfare le sue smanie d’altruismo in qualche mensa nostrana della Caritas, invece di andare a rischiare la pelle in un villaggio sperduto nel cuore della foresta. Ed è vero che la sua scelta avventata rischia di costare ai contribuenti italiani un corposo riscatto. Ci sono però una cosa che non riesco ad accettare e un’altra che non riesco a comprendere. Non riesco ad accettare gli attacchi feroci a qualcuno che si trova nelle grinfie dei banditi. E non riesco a comprendere che tanta gente possa essersi così indurita da avere dimenticato i propri vent’anni. L’energia pura, ingenua e un po’ folle che a quell’età ti spinge ad abbracciare il mondo intero, a volerlo conoscere e, soprattutto, a illuderti ancora di poterlo cambiare. Silvia Romano non ruba, non picchia, non spaccia. Non appartiene alla tribù dei lamentosi e tantomeno a quella degli sdraiati. La sua unica colpa è di essere entusiasta e sognatrice. A suo modo, voleva aiutarli a casa loro. Chi in queste ore sul web la chiama “frustrata”, “oca giuliva” e “disturbata mentale” non sta insultando lei, ma il fantasma della propria giovinezza» è il commento di Massimo Gramellini sul Corriere.