Germoglia ad Alcamo l'operazione “Palude”, l'inchiesta portata avanti da Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura di Trapani che ha svelato il sistema di favori e corruzione che girava attorno al Genio Civile di Trapani.
Un'indagine che ha portato, qualche giorno fa, agli arresti domiciliari il capo del Genio Civile, Giuseppe Pirrello. E' accusato di avere utilizzato la sua posizione per trarne vantaggi personali, di aver preso mazzette per facilitare dei collaudi, di aver ricevuto favori da imprenditori amici in cambio di agevolazioni su pratiche e appalti. Il tutto con la collaborazione di ingegneri, geometri, architetti, tecnici compiacenti. E' questa l'accusa che inguaia lui e altre 23 persone. Tra gli indagati c'è anche l'assessore regionale Mimmo Turano, alcamese, che Pirrello sponsorizzava.
E parte proprio da Alcamo l'inchiesta, dalle vicende inerenti i pozzi d'acqua e l'approvvigionamento idrico. Parte dalle denunce fatte dall'ex segretario generale del Comune, Cristofaro Ricupati. E' lui a cominciare a segnalare alla polizia giudiziaria presunte irregolarità nella gestione, da parte dell'Amministrazione comunale, delle autorizzazioni al prelievo di acqua non potabile da pozzi privati nonché “in ordine al pagamento del relativo canone annuale di concessione effettuato dal Comune di Alcamo al Genio Civile della Provincia di Trapani”.
Da lì si comincia ad indagare. Attraverso le intercettazioni viene scoperta quella che gli inquirenti rappresentano come una rete di corruzione composta da imprenditori, funzionari, professionisti compiacenti.
Viene scoperto per prima cosa che l'ingegnere capo del Genio Civile di Trapani Giuseppe Pirrello, in violazione dei divieti derivanti alla sua funzione pubblica, esercitava attività professionale in un suo studio privato ad Alcamo, formalmente intestato al figlio Onofrio, anche lui indagato.
In quello studio gli inquirenti piazzano cimici e telecamere. Lì sarebbero avvenuti gli incontri con gli imprenditori, con i professionisti. Lì vengono registrati gli episodi di corruzione che inguaiano Pirrello, lì per gli inquirenti, il capo del Genio Civile avrebbe fatto “mercimonio della sua funzione pubblica”.
Il contesto da cui trae origine l'inchiesta è quello dei pozzi alcamesi. Ad Alcamo c’è un perenne problema di approvvigionamento idrico. Uno dei business più attivi è quello dei pozzi privati. Non essendoci sorgenti pubbliche a sufficienza nel corso degli anni è stato permesso il prelievo di acqua da pozzi privati. Uno dei problemi però era quello della non tracciabilità. Ossia le autobotti comunali prelevavano dai pozzi senza che il Comune e il cittadino avesse certezza della salubrità visto che i privati non fornivano certificazioni di potabilità. Per questo erano state stoppate le autorizzazioni, oltre un anno fa, di attingere acqua in pozzi privati. Poi è stato predisposto il potenziamento del prelievo di acqua dal pozzo “Bottino”, e un nuovo regolamento. Prevede, questo regolamento messo a punto dall’amministrazione grillina, l’invio delle adesioni a prelevare acqua da parte dei privati. Ma dovrebbero presentare tutta la documentazione attestante la regolarità del pozzo.
Questo il contesto, e su questo sono nate altre inchieste in passato. Come quella di un anno fa che ha coinvolto due dirigenti del Comune. Per quattordici anni al Comune di Alcamo i due avrebbero favorito i gestori dei pozzi privati di acqua e di alcune ditte di autotrasporto. L'ipotesi del reato di abuso d'ufficio era stata contestata all'ingegnere capo dell'Ufficio tecnico del Comune, Enza Anna Parrino e al geometra Pietro Girgenti, fino al 2015 responsabile del servizio idrico. Indagati anche i titolari dei pozzi privati Isidoro Lo Monaco, Simone Milazzo, Giuseppe Accardo e Giuseppa De Blasi, cognata del boss della cosca di Alcamo Simone Benenati, condannato all'ergastolo.
Era il marzo del 2017, e un mese dopo il sindaco di Alcamo. Domenico Surdi del M5s, ammetteva di essere anche lui indagato nella stessa inchiesta per abuso d’ufficio.
L'indagine è scaturita da una serie di denunce che l'ex segretario generale ed ex responsabile anticorruzione del Comune di Alcamo, Cristofaro Ricupati, ha presentato, ai carabinieri e alla guardia di finanza, all'Autorità nazionale anticorruzione e alla procura della Corte dei conti.
Poi l'indagine ha preso un'altra direzione. E si è scoperto qualcosa che potrebbe essere molto più grosso.