"A vergognarsi devono essere altri, non io...". Così, il pm della Direzione nazionale antimafia Antonino Di Matteo replica alle dure parole pronunciate nel pomeriggio da Fiammetta Borsellino nei suoi confronti e dei pm che indagarono sulla strage a Caltanissetta, per non essersi presentati davanti alla Commissione regionale antimafia dell'Ars che ha concluso la commissione d'inchiesta sulla strage di via D'Amelio in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta.
"Io non ho ritenuto di accettare l'invito per l'audizione innanzi a una Commissione regionale antimafia che non ha i poteri e le competenze per potersi occupare di un argomento così delicato e complesso - spiega il pm Di Matteo all'Adnkronos - Sulle inchieste per le stragi del '92, sulle quali la Commissione regionale antimafia all'Ars mi voleva sentire, ero già stato audito, su mia richiesta, per due lunghe sedute, dalla Commissione nazionale antimafia, della quale, a quel tempo, faceva parte anche l'onorevole Fava".
E poi aggiunge: "Ero stato sentito, in altre occasioni, dalle Corte d'assise di Caltanissetta e dal Consiglio superiore della magistratura. In tutte quelle sedi - dice il magistrato - ho sempre fornito ogni contributo di conoscenza e di esperienza". Poi, il pm Di Matteo, che rappresentava l'accusa nel processo sulla trattativa Stato-mafia a Palermo, sottolinea: "Gran parte della mia vita è stata, ed è, dedicata alla ricerca della verità sulle stragi. A vergognarsi devono essere altri..."