La salute delle coste siciliane e in particolare delle spiagge del territorio di Marsala e Petrosino sono state al centro di un convegno che si è svolto venerdì 21 dicembre a Marsala, al complesso Monumentale San Pietro.
Ad organizzarlo l'Ordine dei Geologi di Sicilia e il Circolo Marsala Petrosino di Legambiente. Nel corso del convegno dal titolo`Spiagge, cosa ne rimane', tecnici, amministrazione, associazioni si sono confrontati portando al tavolo alcune proposte e alcune soluzioni partendo dalla conoscenza del contesto regionale attraverso autorevoli relazioni di docenti universitari e professionisti del settore: il geologo Giovanni Randazzo, dell’Università di Messina, la biologa Cristina Andolina, dell’Università di Palermo e la dott.ssa Claudia Casa, Direttrice Regionale di Legambiente.
Durante il convegno è stato proiettato il documentario "Spiagge, cosa ne rimane", realizzato da Letizia Pipitone e degli altri componenti del Circolo di Legambiente, che analizza l'attuale situazione delle spiagge di Torrazza, Capo Feto e di quelle del litorale marsalese. Qui il video:
Questo il commento del Presidente dell’Ordine dei Geologi Giuseppe Collura:"Dagli incontri - un altro si è svolto a Ispica - è emersa la necessità di avanzare delle possibili soluzioni a tali problematiche come ad esempio la pianificazione degli interventi costieri ricondotta a livello di unità fisiografica di Bacino idrografico (da monte alla foce, dove i processi geomorfologici hanno un inizio e una fine); la gestione centrale della pianificazione Costiera a livello regionale al fine di abbattere la frammentazione di finanziamenti che risolvono la situazione locale e non generale; la redazione dei P.U.D.M., Piani di utilizzo del demanio marittimo, intesi non solo come strumenti amministrativi ma come strumenti di monitoraggio, controllo e pianificazione ancorché molte zone costiere ricadono all'interno delle zone sic e zps governati da Piani di Gestione che non possono essere avulsi dal contesto costiero; la redazione di un Piano dei depositi sommersi in modo tale da recuperare il materiale per il ripascimento delle spiagge a rischio senza alterare alcun equilibrio dinamico o naturale e l’inclusione della figura del geologo, che si occuperà ad esempio dei dragaggi, nei piani regolatori portuali".