Un tuffo nella verità, nel mare non calmo della “Verità”.
Nuda, cruda, senza filtri ma con tante emozioni.
Sono le prime parole che vengono in mente sul finire del libro “Prima che gridino le pietre” di Alex Zanotelli, edito da Chiarelettere.
Un brivido pervade la coscienza, dalla prima all'ultima pagina, con l'obbligo a guardare dentro quel buco nero che è fatto di falsi moralisti, di occidentali che si pensano migliori e superiori ai Paesi africani.
Un sussulto, un monito sociale a non abbassare lo sguardo e a guardare oltre l'orizzonte.
Non è un libro commovente, Padre Zanotelli è riuscito a spiegare senza giri di parole e senza scomodare i grandi filosofi del passato, la deriva razzista non solo dell'Italia ma dell'intera Europa.
Un linguaggio semplice ma dirompente, efficace senza sofisticazione, immediato e fruibile.
Razzismo, intolleranza, rabbia, paura del diverso che diventa violenza, il rischio di nuovi e vicini totalitarismi, è questo il filo conduttore del libro.
E Zanotelli racconta, parla prima che lo facciano le pietre, un'analisi a tutto tondo su quelle che sono le motivazioni che spingono i migranti a lasciare la propria terra, rischiando la vita in mare, senza guardare indietro.
Nessuno degli europei si chiede perché lasciano il Ghana, la Nigeria o il Senegal?
“La rabbia popolare non va utilizzata come combustibile, ma vanno date risposte, soluzioni, ed è qui che i partiti tradizionali hanno mancato”.
Zanotelli racconta del fallimento della politica nel non sapere interpretare il sentimento degli italiani che si sono convinti che i migranti tolgono loro il lavoro, la sicurezza, il benessere. E poi il mea culpa verso la Chiesa: “La Chiesa ha perso. Per questo c'è bisogno di missione in Europa altro che fare missione in Africa...”.
Il razzismo come macchina di consenso elettorale per la Lega e che ha imbarbarito il linguaggio.
C'è una soluzione che passa dai media: raccontare gli immigrati non in numeri di sbarchi, ma raccontando la loro storia, da dove vengono, che cosa hanno subito, che viaggio hanno affrontato.
Padre Alex punta il dito contro il sistema dell'accoglienza, un sistema che l'autore definisce brutale con albergatori, cooperative, associazioni che hanno annusato l'affare e lo hanno cavalcato: “Questo sistema è stato voluto, c'era una volontà politica, è stato creato da un governo a guida Pd”.
Affonda le mani in Africa, in Congo, racconta delle condizioni di lavoro di donne e bambini nelle miniere, degli stupri, delle ragazzine che a 10 anni sono vendute ai bordelli.
Una verità che balza agli occhi, senza mistificazione, che non commuove ma pietrifica, ammutolisce e magari crea reazione: “Perchè c'è sempre qualcuno che si ribella, che non sta in silenzio. E sono queste persone a fare la differenza”.