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13/01/2019 06:00:00

L'insostenibile cialtroneria del non essere

“S'i fosse foco arderei 'l mondo”, diceva Cecco Angiolieri. Ma Cecco era un poeta burlesco, non un cialtrone smargiasso, e onestamente ammetteva, appunto, di “non essere” né fuoco, né vento, né acqua, né Papa, né Imperatore, né Dio. Voleva solo divertirsi, sghignazzare, prendersi gioco del mondo intero.

Questi “non esseri” che invece abbiamo tra i piedi al giorno d'oggi, non solo “non sono”, ma a gran voce ci tormentano ogni mezz'ora per tentare di convincerci che in realtà “essi sono”: ossia che sono gonfi e stracolmi di autentico “Essere”, e perciò di intelligenza, di onniscienza, di potenza, di suprema e sacrosanta ragione.

E chi sono questi infaticabili molestatori delle nostre meningi prossime al collasso? Ma sono i nostri Statisti, ovvìa! Sono quelli che per rintronarci con i loro oracoli soffiano soprattutto nelle trombe assordanti dei social. Ma non disdegnano nemmeno le piazze e le dirette televisive. E solo ai “giornaloni” gettano raramente qualche briciola sdegnosa della loro Immensità.

 

Ce n'è uno, per esempio, un tale dai modi rudi e spicci, che s'è convinto proprio di essere il Papa. Nella sua Milano lo definirebbero un gran baüscia (cercare su Google il significato della colorita espressione). Va in giro a dire senza tregua e misericordia che lui parla e decide “a nome di 60 milioni di italiani” (uèla, giò i man, mi ghe sun no!). I vescovi li chiama “vescovoni”. Sul Vangelo giura ogni mattina prima di fare colazione. Il santo presepe l'ha montato anche sul cruscotto della sua automobile. Poi urla su Facebook: “I porti restano chiusi”. E con sadico puntiglio ripete fino all'ossessione che “la pacchia è finita”. Egli sputa sull'Europa che ha tradito le “radici cristiane” per farsi maomettana. Addita al pubblico ludibrio il satanico Soros, orditore di oscuri complotti demo-pluto-giudeo-massonici (l'avrà letto su un'edizione aggiornata del Mein Kampf?), e stravede per quei cristianoni immacolati di Putin e di Orbàn, che di vera democrazia, e di amore e di pietà evangelica sono, com'è ben noto, maestri patentati e radiosi fari mondiali.

Ma il personaggio di cui stiamo parlando non è che il più fragoroso, e il più ingombrante, della sempre più folta schiera dei “non esseri” che fanno a gara nella presunzione di “essere”, sulla scena di questa povera Italia moralmente e culturalmente smarrita e agonizzante. Per non parlare dei suoi fedelissimi (e delle sue fedelissime) ultrà di partito, che sbraitano, cinguettano e sgomitano nella fatica immane di ostentare sui social tutta la loro maschia e intrepida volontà di potenza (vedi quel tale vicesindaco, eroico reduce della gloriosa impresa di gettare in un cassonetto della spazzatura gli effetti personali di un senzatetto), il pensiero non può non correre a coloro che si dovrebbero considerare i veri estremisti ideologici del “non essere”: i fanatici sognatori che un tempo annunciavano a suon di “vaffa” il radioso avvenire di un'Italia radicalmente redenta e cambiata nel bagno purificatore della democrazia diretta, e che adesso, con lo spread che non va giù, la recessione in vista, e con le dita doloranti per le bacchettate natalizie ricevute a Bruxelles, si affannano a piazzare su Trivago alberghetti a una stella spacciandoli per hotel da cinque stelle in su.

Il loro attuale campione è una Mosca Cocchiera (proprio come quella famosa che stando sul naso del cavallo si vantava di essere lei a guidare il cocchio), che dopo lo storico proclama sulla “sconfitta definitiva della povertà in Italia”, e dopo altre simili baggianate indegne di seri commenti, ora si è posto trionfante alla testa dei Gilet Gialli francesi (i quali subito gli hanno riso in faccia rispedendolo al suo paese), sicuramente fantasticando di mandare alla ghigliottina Macron e la sua arzilla consorte, perversa divoratrice di morbide brioches alla crema, e poi di invadere l'Europa dei banchieri e dei burocrati al canto della Marsigliese, alla testa delle nuove armate napoleoniche. Ma almeno conoscerà una parola di francese? E gli ordini come li darà, in napoletano? E si vestirà veramente da Robespierre o da Napoleone? Non teme di finire insomma in una comunità terapeutica? Lui, il nuovo Liberatore, degno compagno, fratello e sodale di quell'altro eroico rivoluzionario, il Che Guevara mangiaspaghetti, redivivo dalle lunghe vacanze ai Caraibi, che calando dalla Sierra Maestra col fucile in braccio farà presto piazza pulita di tutti i corrotti, i parassiti, i nemici del popolo che hanno ridotto l'Italia a una miserevole cloaca di ingiustizie. Voglio subito il suo poster gigante nella mia camera da letto! Per le barbe di Marx e di Engels!

Morale della favola: essere o non essere? Questo è l'eterno problema.

Nel dubbio, e col teschio del PD in mano, una sola certezza mi fa tornare il sorriso e l'appetito: “S'i fosse Imperador, sa' che farei? A tutti mozzerei lo capo a tondo”.                                  

 

Sélinos