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15/01/2019 06:00:00

Erice, i paradossi dell'antimafia: la storia della famiglia Drago / 2

Abbiamo cominciato ieri a raccontare la storia della famiglia del signor Salvo Drago, che a ballata, frazione di Erice, vive in un immobile che fu del mafioso Giuseppe Grigoli, dove hanno anche l'attività commerciale che dà sostegno alla famiglia, una rivendita di tabacchi. Drago prima pagava l'affito a Grigoli, poi all'Amministratore Giudiziario.

Riassunto (qui potete leggere la prima parte): quando nel 2013 i beni vengono confiscati, e passano all'Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, nè lui viene avvisato nè l'Agenzia si accorge di lui. Così, nel 2015, un giorno arrivano l'allora Sindaco di Erice, Giacomo Tranchida, con una funzionaria dell'Agenzia, sorpresi di vederlo lì dentro. E' il mese di Aprile. Drago chiarisce la sua storia, crede che tutto si risolverà facilmente, ma è troppo ottimista. 

 Dopo due settimane, invece che un chiarimento arrivano i decreti di sfratto. Ebbene sì, l’ Anbsc vuole i locali vuoti, perché li deve destinare al Comune di Erice. L’avviso è perentorio: la famiglia del signor Drago ha 30 giorni per sgomberare gli immobili. Cosa succede passato il termine? Si passerà allo “sfratto forzoso”.

Ed è proprio quello che avviene il 19 agosto 2015. Alle nove e trenta del mattino di un  giorno di piena estate, quando la campagna trapanese è aspra e bruciata dal sole, si presenta alla porta dell’abitazione un ingente dispiegamento di forze dell’ordine. Neanche ci fossero dei pericolosi criminali da cattuare.  Invece si tratta della famigliola del signor Drago: lui, la moglie, il padre e la madre della moglie - intestatari dei contratti -  e il figlioletto di pochi anni. Dalla parte loro c’è il fatto che sono talmente miti e spaventati che ai poliziotti cadono le braccia. Avevano capito che dovevano sgomberare un immobile da chissà quali mafiosi - magari al grido di "La pacchia è finita!" - e invece   hanno davanti un tabaccaio e la sua famiglia. I Drago resistono alla sfratto forzoso e non liberano i locali. Gli agenti non insistono, soprattutto perché fa parecchio caldo, l’anziano suocero è molto malato e non può muoversi dal letto, è al 100 % invalido.

Drago paga regolarmente il suo affitto, ha anche il contratto, ma la sua situazione è abusiva, dato che per l’Agenzia lui è come se non esistesse. Per questo volevano che ne andasse via. Per coprire una loro mancanza.
Drago però resta. 
E cosa accade?

Nonostante la casa e il negozio siano ancora occupati “abusivamente” per l’Anbsc, questi beni immobili vengono destinati al Comune di Erice. Il 24 settembre 2015, infatti, la giunta ericina acquisisce nel proprio patrimonio 17 immobili, tra terreni, fabbricati e abitazioni. Tra cui casa Drago. Fanno finta di non sapere.

Cliccando qui, potete scaricare la delibera. 

E da allora, dopo tre anni e mezzo, la situazione è questa.

Il pover’uomo ha scritto a tutti: Comune, Prefettura, Agenzia, Procura, Ministero dell'Interno.  Non è accaduto nulla. I suoi esposti non si contano più. Per un po’ ha continuato a pagare l’affitto, poi ha sospeso. Anche perché è stata fatta una perizia, e si è scoperto che lui, in realtà, doveva molto di meno. Quindi vorrebbe anche, oltre che compensare, mettersi in regola. 

Scrive a tutti, il signor Drago, soprattutto al Comune di Erice.

Alla prima richiesta inviata al Comune di Erice, per capire come proseguire il contratto di affitto di casa e tabacchi - 6 Ottobre 2015 - il Comune risponde dopo un anno: il 7 Novembre 2016. 
Per il Comune: “nulla osta alla prosecuzione del rapporto contrattuale, previa la stipula dei relativi nuovi contratti, i cui schemi devono essere approvati dall’organo esecutivo”. Ma non succede nulla.

 

Drago non è fortunato nella scelta del legale, che, sono parole sue, “lo lascia sbattere”. Eppure si trattava solo di intimare il Comune a chiudere la pratica, con la sottoscrizione dei nuovi contratti di affitto e l’emissione dei decreti di assegnazione. Cosa che non è avvenuta mai. Passa un mese, passa l’altro. Ci sono le elezioni amministrative di Giugno 2017, ad Erice, ed è una scusa per bloccare di nuovo tutto. 
C’è un altro incontro tra Salvo Drago e il suo avvocato (tutto messo a verbale nelle denunce che poi il tabaccaio presenterà), che, spazientito dalle insistenze del cliente, gli fa: “Lei non ha capito che ci sono poteri forti”. Quali, non si capisce. Fatto sta che Drago molla l’avvocato, si fa dare indietro (non senza qualche resistenza da parte del legale) tutta la sua documentazione. Ed è bis e daccapo. 
Uno spiraglio lo vede quando lo riceve il procuratore in persona, Morvillo, al quale lui spiega la situazione: “E’ impossibile che non ci siano i decreti di assegnazione dei beni” dice il procuratore a Drago.
E invece è possibile. L’Agenzia ha destinato questi beni al Comune di Erice (compreso anche un supermercato, sotto lo stabile, abbandonato), ma non c’è nulla sull’assegnazione. 
Si tratta di atti pubblici. Salvo Drago manda diffide all’Agenzia, ancora al Comune, alla Prefettura, ma niente.

Perché “nessuno” sapeva che la famiglia Drago abita in quella casa con un regolare contratto di locazione? Qualcuno doveva esserne a conoscenza. I canoni di locazione sono stati regolarmente pagati anche dopo la confisca definitiva, tra l'altro. O forse i beni confiscati a Grigoli erano troppi e qualcuno non ha gestito in maniera adeguata la mole di documenti. Ma è mai possibile? 
Dalla Prefettura hanno comunicato al signor Drago che ci può essere stata una svista. Proprio così. 
Sta di fatto che una famiglia è dal 2015 in un limbo, senza la possibilità di vivere serenamente. 
Drago le ha provate tutte. Nè dall’Agenzia nè dal Comune gli danno risposte. Alla fine ha deciso denunciare tutto all’autorità giudiziaria perché se qualcuno ha sbagliato deve prendersi le proprie responsabilità.

Ogni tanto Salvo Drago si ritrova a vivere la scena del tentato sgombero: “Mio figlio aveva tre anni, è rimasto sconvolto. Non ha parlato più per nove mesi, è stato sottoposto ad d una terapia psicologica. Mio suocero, malato, ci stava rimanendo secco. Erano in venti tra polizia, carabinieri, operatori sanitari. Chi ci ha fatto questo non ha avuto nessuna pietà”.
“Io non ho nulla a che fare con la mafia, eppure mi hanno trattato come un mafioso - commenta oggi lui -. La verità è che quando sbaglia lo Stato, tutto sotto il tappeto. Quando sbaglia il cittadino viene messo in croce”.

FINE