Riprende a suonare la Libera Orchestra Popolare di Marsala. L'orchestra, dopo il decreto sicurezza voluto dal ministro Salvini, ha cominciato a svuotarsi. Giorno dopo giorno sono venuti meno i ragazzi africani, che assieme ad altri ragazzi di Marsala avevano composto qualcosa di unico.
Oggi la Libera Orchestra Popolare ricomincia le attività, come aveva promesso Salvatore Inguì.
Un’esperienza nata dal nulla qulche mese fa, che ha permesso a ragazzi africani e italiani di suonare insieme e creare qualcosa di unico. Oggi però dei trenta ragazzi africani ne sono rimasti solo tre. “Sono andati via tutti, hanno detto che dopo il decreto Salvini non c’è più il clima giusto”, dice Salvatore Inguì, assistente sociale e coordinatore di Libera.
La Libera Orchestra Popolare di Marsala nasce in particolare a Sappusi, quartiere popolare della città. Dal nulla si decide di tenere delle lezioni di musica: chitarra, pianola, batteria. Raggruppa, oltre ai ragazzi del quartiere, minori stranieri non accompagnati, giovani in ’area penale, ragazzi ospiti in centri psichiatrici. C’erano soprattutto loro, ragazzi arrivati sulle nostre coste a bordo di barconi, dopo mesi di soprusi nei lager africani. Hanno trovato nella musica una via d’uscita, un momento di riscatto.
vviene una concatenazione di eventi che riduce da 30 a soli tre i ragazzi stranieri che partecipano all’orchestra. Cosa è successo? Alcuni ragazzi ottengono i permessi che aspettavano, ma il territorio non ha gli strumenti per trattenerli. I centri in cui erano ospiti sono costretti a metterli alla porta, niente più accoglienza, ma non c’è neanche un meccanismo di inclusione. Allora vanno via, vanno in città in cui hanno un appoggio, dei parenti, molti vanno in Francia. A peggiorare le cose ci si mette il decreto sicurezza voluto dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Con la legge si inasprisce il clima di intolleranza. “I nostri profili facebook - racconta Inguì - vengono invasi da commenti di intolleranza, ci postavano vicende di cronaca nera in cui erano coinvolti stranieri e ci dicevano che noi proteggevamo queste schifezze”.
Un clima pesante, soprattutto per i ragazzi. “Non c’è più il clima giusto per restare”, dice chi se n’è andato via.