Si è assistito ieri pomeriggio all’Ars all’ennesimo ko dell’esecutivo regionale, guidato dal presidente Nello Musumeci, assente in aula.
Non c’è da stupirsi, il governo non ha mai avuto una maggioranza, è stato il gioco delle parti.
Bocciate norme importanti per la sopravvivenza finanziaria dell’isola, come quella che permette di spalmare il disavanzo non in tre anni ma in trenta anni.
Il guaio è grosso, non ci sono i numeri che equivale ad una drammaticità per tutta la Sicilia.
L’aula torna a riunirsi questo pomeriggio alle 18, l’esercizio provvisorio è scaduto, la Finanziaria potrebbe trovare approvazione a notte fonda, con una lunga maratona.
Molto critici i deputati del movimento Cinque Stelle che hanno chiesto le dimissioni a Musumeci ovvero tendono la mano con la creazione di una giunta tecnica.
Il governatore pare che per settimane, insieme a Gaetano Armao, assessore all’Economia, abbia deciso di tirare dritto senza pensare alla proroga dell’esercizio provvisorio, voluto dai deputati del Partito Democratico.
E così in aula cade l’esecutivo per mano dell’opposizionE, soprattutto per la stessa maggioranza che ha deciso di giocare la partita insieme ai deputati grillini e del Partito democratico.
Un momento di crisi politica molto forte, in mezzo ci sono gli interessi dei siciliani tutti.
Eppure lo scontro tra maggioranza, opposizione, aula ed esecutivo non dovrebbe essere un braccio di ferro tra arroccate posizioni politiche, a guidare le istanze dovrebbe essere il buon senso e la responsabilità per la quale si è stati eletti.
Del resto la coalizione che ha sostenuto Musumeci si è manifestata subito molto debole, una serie di compromessi che adesso hanno il gusto della resa dei conti.
In questa situazione così drammatica irrompe la proposta di Giancarlo Cancelleri, movimento Cinque Stelle e vice presidente dell’Ars, chiedendo la rimodulazione della giunta in tecnica, la stipula di una sorta di accordo programmatico con cinque punti, i grillini sono pronti a sostenere il presidente.
Il governo cade sulla norma “modello Portogallo” che prevedeva degli sgravi per gli anziani trasferiti in Sicilia, bocciata con voto segreto, e va letteralmente ko sull’articolo 7 che spalmava una parte del disavanzo in trenta anni, liberando di fatto delle risorse economiche di circa 54 milioni di euro da utilizzare per la spesa corrente.
La gravità della situazione è percepita da tutti, lo stesso Gianfranco Miccichè chiede all’aula una assunzione di responsabilità, la spesa bloccata significa mandare in tilt l’intera isola.
Troppe tensioni non hanno permesso di proseguire, si torna in aula oggi alle 18 ma le opposizioni, insieme ai franchi tiratori del centro destra, sono pronti a dare battaglia e chiedono la proroga dell’esercizio provvisorio.
Duro il commento di Claudio Fava, deputato de i Cento Passi:”Siamo ormai all'epilogo; ad una resa senza nemmeno la consolazione di una battaglia politica. Musumeci ne prenda atto: firmi per l'esercizio provvisorio poi venga in aula e si dimetta senza ulteriormente perdere tempo con ipotesi di finanza creativa che sono soltanto ulteriori conferme del suo Governo."
Il capogruppo del Pd, Peppino Lupo, parla di scontri interni alla maggioranza che paralizza il governo: “Quella che doveva essere la sua prima 'vera' legge finanziaria si sta dimostrando un flop senza precedenti".