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19/02/2019 06:00:00

I Cinque Stelle e la stampa libera: Piera Aiello ko. Perde la causa contro Tp24.it

 Nuova pretestuosa causa per diffamazione contro i giornalisti da parte dei rappresentanti dei partitoni politici. E nuovo ko. Questa volta a perdere la causa è la deputata dei Cinque Stelle, Piera Aiello, eletta nel collegio di Marsala alle ultime elezioni politiche del Marzo 2018.  La signora Aiello aveva intentato una querela per diffamazione al direttore di Tp24.it, Giacomo Di Girolamo. Motivo? Aiello è una testimone di giustizia, e non ha gradito il fatto che venisse chiamata dal nostro giornale una "collaboratrice di giustizia". Un tecnicismo sul quale è stata imbastita addirittura l'ennesima querela temeraria verso i giornalisti che cercano di svolgere bene il loro compito: raccontare e criticare (quando è necessario) il potere, in qualunque forma esso si rappresenti.

Il giudice per le udienze preliminari, Amato, ha accolto pienamente le tesi del Pm Sessa, che aveva chiesto l'archiviazione. Le espressioni utilizzate non sono per nulla diffamatorie. A dimostrazione di come dietro questa querela ci fosse il pretesto, in realtà, per attaccare Tp24.it, va rilevato che la deputata Aiello - non nuova ad insulti verso la stampa - aveva prodotto in giudizio altri articoli della testata, e aveva chiamato una serie di testimoni che nulla avevano a che vedere con la causa in questione. E l'atteggiamento è stato censurato dai giudici: "Nessuna utilità alle indagini". Solo il tentativo di infangare i giornalisti. 

"Ancora una volta dei giudici confermano la correttezza del nostro operato - commenta Di Girolamo -. E' però ormai insostenibile il modo in cui noi giornalisti veniamo chiamati in tribunale per ogni pretesto, per cause stupide, solo per minare la nostra libertà. Nel caso di Aiello, poi,  ho dovuto subire una denuncia per una vicenda banale, e ho anche dovuto sopportare gli insulti della signora, il cui legale mi ha definito in tribunale un "killer mediatico". Che vergogna". 

Di Girolamo era difeso da Valerio Vartolo. L'avvocato, esperto in tutela dell'informazione, libertà di stampa e diffamazione, così commenta: 

"Siamo soddisfatti che il Gip abbia archiviato la querela della deputata Piera Aiello, accogliendo la richiesta della stessa Procura della Repubblica, peraltro. In udienza abbiamo evidenziato come l'articolo oggetto del processo non avesse alcuna portata diffamatoria e come la richiesta di proseguire le indagini, avanzata dalla persona offesa non avesse fondamento. Si deve, però, rilevare, ancora una volta, l'eccezionale gravità di una querela - infondata - nei confronti della libera stampa, sporta da chi ha un ruolo Istituzionale così importante, circostanza quest'ultima che dovrebbe indurre ad evitare azioni di questo genere, che costituiscono una "specialità" tutta italiana. Infatti, la libertà di stampa, come certificano ricerche e classifiche redatte da organismi internazionali, è in Italia sotto attacco per l'uso, spesso smodato, proprio delle querele e delle azioni civili soprattutto da parte di chi esercita il Potere"
 

Piera Aiello era difesa da Giuseppe Gandolfo, l'avvocato marsalese con il quale ha però da poco rotto i rapporti. Aiello, infatti, è stata presidente dell'associazione antiracket di Marsala, della quale Gandolfo è il dominus. Si tratta di un caso, quello dell'associazione antiracket marsalese, che Tp24.it ha portato alla ribalta nazionale, con diverse inchieste,  per il modo spregiudicato in cui si costituisce parte civile nei processi per mafia ed estorsione in tutta Italia, senza mai materialmente aver assistito un commerciante o un imprenditore vittima di usura. Gandolfo e Aiello hanno costruito su questa associazione la loro fortuna politica nei Cinque Stelle.

Solo che dopo aver utilizzato l'associazione per una comoda vetrina e la facile elezione, Aiello ha fatto un passo indietro e si è dimessa, probabilmente perchè spaventata dalle inchieste giornalistiche sull'associazione.

Nei giorni scorsi anche Le Iene sono state a Marsala per realizzare un servizio sull'associazione dei "furbetti" dell'antiracket. Aiello, intervistata Sabato, ha preso clamorosamente le distanze da Gandolfo, e, con un italiano incerto e contenuti un po' confusi, ha cercato di difendersi chiedendo ai giornalisti delle Iene: "Chi vi manda?".  

Sulla deputata, però, ci sono nuovi interrogativi ancora senza risposta: la signora Piera Aiello all'anagrafe non risulta iscritta da nessuna parte, ha una nuova identità segreta, perché è nel programma di protezione dei testimoni di giustizia. Come ha fatto a candidarsi con questo nome? Che tipo di documenti ha prodotto? Cosa sappiamo della sua altra identità ? Interrogativi che meritano una risposta.