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19/02/2019 06:00:00

Valle del Belice. Le strade rifatte per il Giro d'Italia? Ora sono ridotte così...

Ricordate le strade tirate a lucido per il Giro d’Italia? Quanto tempo e’ passato da quel 10 maggio? Meno di un anno. Eppure sembra un secolo, almeno stando alle condizioni disastrate in cui oggi si trova gran parte delle strade che furono il teatro della kermesse sportiva.


In quell’occasione, le riprese dagli elicotteri mostravano al mondo intero un caleidoscopico ottovolante, di salite durissime, di ardue discese, di ariosi rettilinei, serpeggianti lungo lussureggianti vigneti, argentei uliveti e colorati frutteti di una bellezza esagerata!
Ma ciò che più stupiva era l’integrità’ del manto stradale.
Appariva come una striscia abbacinante di asfalto nero, dipinta da un gigantesco pennello. Priva di erbacce e rifiuti. Cunette pulite come non mai. Il circuito di un velodromo, si sarebbe detto!


Ci misero pochissime settimane a riverniciare il tutto. Come da sempre. E’ la pratica collaudata del “mettere la polvere sotto il tappeto”.  Nelle grandi occasioni o ricorrenze si e’ sempre fatto cosi: rattoppare un po’ ovunque, dare una rinfrescatina alle pareti esterne del circo mediatico e via alla messa in scena. Un copione che si recita da sempre. Solo i registi cambiano. La commedia degli inganni e sempre la medesima.
A cominciare dalla visita di Vittorio Emanuele Terzo, re d’Italia, o di Mussolini, quando attraversarono rapidamente le terre sicule.
Un rituale perpetuatosi anche in periodo repubblicano.  Per il centenario dell’impresa garibaldina, ma anche per il 150.mo , meno di dieci anni fa, con la venuta di “re” Giorgio Napolitano.  Un dubbio ci ha sempre tormentato. Ci siamo sempre chiesti se i protagonisti di queste pantomime siano stati consapevoli di questi indecorosi retroscena.


Se sanno che, a sipario calato, tutto ripiomba nell’ordinarieta’ dell’abbandono! Le fotografie che vi mostriamo sono più eloquenti di mille parole.
Esse mostrano il prima e il dopo della tappa del Giro d’Italia dello stato in cui si trovavano e si trovano le strade attraversate dalla carovana ciclistica. Quando leggiamo che presto ci sarebbe “un sblocco dei fondi e apertura dei cantieri su numerose strade provinciali dissestate”, vorremmo tanto poterlo sperare.  Ma se poi viene detto che le cause della loro mancata manutenzione sono da ricercarsi nella scarsa progettualità da parte delle province, più che dalla speranza, siamo pervasi dalla disperazione.


Ancora una volta, infatti, si demanda la soluzione dell’atavico problema, alla nomina di un commissario straordinario che, avendo poteri “salvifici” e potendo attingere a circa 300 milioni di euro già stanziati, dovrebbe in un battibaleno avviare i relativi progetti.


Come anche fuorviante ci sembra il lamento di chi attribuisce lo sfacelo della cosiddetta viabilità secondaria alla scomparsa delle Provincie.
Si evoca un passato aureo inesistente.  Diciamo le cose per come stanno. La transitabilità’ delle strade provinciali e rurali e’ peggiorata per due ordini di motivi: per mancanza di interventi di natura elettoralistica e clientelare dei tempi delle Province e per il cambiamento dell’andamento climatico che ha comportato ripetute e copiose piogge con conseguenti alluvioni e frane.


La vera causa invece dello stato di assoluta precarietà in cui versa l’intero assetto viario, primario e secondario, della Valle de Belice e dell’intera provincia la mancanza da sempre di un sano governo del territorio.
Una autentica politica innovativa dovrebbe invertire su questo settore di 360 gradi la propria azione. Diversamente, si resta sempre nel limbo degli interventi occasionali o delle emergenze.


Franco Ciro Lo Re