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20/02/2019 06:00:00

Castelvetrano verso il voto. Dopo il dissesto, cadono le maschere

 Se lo scioglimento per mafia era stato visto come una punizione, il dissesto finanziario non poteva essere da meno. E, sulla scia dell’opinione tecnica di un ex segretario del comune di Parma, originario di Castelvetrano, è probabile che a qualche rampante candidato delle ormai prossime amministrative venga affidato il compito di impugnare la delibera di dissesto.

Qualcosa di simile era già stato fatto per il decreto di scioglimento per mafia (la cui impugnazione fu dichiarata però inammissibile dal Tar), da parte di cinque candidati consiglieri alle comunali stoppate pochi giorni prima del voto. Facce nuove, ma in perfetta sincronia con quelle vecchie.

Perché allora non provarci anche per il dissesto?

 

Sembra impossibile, ma l’idea del complotto dei “sinistri” su scala nazionale per sbarazzarsi della classe politica di maggioranza della città, ha retto. Buona parte dell’opinione pubblica castelvetranese, già dai primi mesi di commissariamento, nell’estate del 2017, aveva cominciato a pensare di essere stata ingiustamente defraudata della democrazia. Determinati personaggi, più o meno legati alla vecchia politica, hanno battuto il ferro finché era caldo. E a mantenerlo caldo ci hanno pensato alcuni siti di informazione locale, ben presenti sui social e convinti che l’obiettività stesse nelle acritiche pubblicazioni dei comunicati stampa di politici o aspiranti tali.

Da queste vetrine è venuto fuori un assioma, consolidatosi nel corso di quasi due anni, che ha identificato il vero nemico della città nella commissione straordinaria, responsabile di tutti i mali; dalle buche ai lampioni spenti, dalla carenza d’acqua ai cumuli di rifiuti.  

Davvero in pochi si ricordano della gestione privatistica della cosa pubblica e delle tasse mai chieste agli amici di vari gruppi imprenditoriali. Ancora meno si ricordano della mafia, degli arresti, degli affidamenti e degli appalti.

 

Oggi le maschere sono cadute. L’avversione nei confronti del “nemico” è diventata completamente manifesta. Basta leggere le dichiarazioni del comitato “Orgoglio Castelvetranese” (quelli del corteo contro la commissione del 16 giugno scorso). Ormai non hanno più bisogno di revisioni e di correzioni, come allora.

Infatti l’avvocato Franco Messina, vicepresidente del comitato, non ha remore a scrivere dal suo profilo Facebook che “Questi commissari sono stati strumento della strategia della morte civile di una intera comunità”.

Mentre per Lina Stabile, componente del relativo direttivo, “Al commissario non importa altro che di sé stesso. Ha il compito di annientare Castelvetrano”.

Secondo Rosalia Ventimiglia, invece, che nel comitato riveste il ruolo di segretario, sarebbe “Fuori luogo continuare a parlare con chi non ha voluto mai ascoltare l’urlo di aiuto di una collettività e di un territorio al collasso totale”. E a proposito di “consapevolezza”, per il segretario le infiltrazioni mafiose, le collusioni, le situazioni e i collegamenti “restano un mistero”.

Un mistero che l’inammissibilità del ricorso al Tar sullo scioglimento (Rosalia Ventimiglia era tra i cinque ricorrenti), avrebbe forse impedito di svelare.

 

Il 28 aprile però si avvicina. Ed è probabile che, tra partiti e liste civiche, possano profilarsi due schieramenti: uno con un’anima rivolta a destra guidata dall’errantiano (e losciutiano) Luciano Perricone; l’altro a sinistra, con a capo Calogero Martire. Oltre al Movimento 5 Stelle che, in teoria, non potrebbe fare “contratti di governo” prima di essere eletto.

In tutto questo però c’è un’incognita generata dalla prematura scomparsa di Gianni Pompeo. Chi erediterà i suoi elettori?

E soprattutto, che faranno gli indecisi?

Dopo il dissesto, poi, la credibilità delle promesse non può che essere messa a dura prova.

L’unico programma serio si potrebbe forse ridurre ad un unico verbo: pagare. Tutti e senza distinzioni.

 

Ma lacrime e sangue non portano consenso. E allora il rischio che possa emergere una politica basata sulla costruzione del nemico, è dietro l’angolo.

D’altra parte, il nemico aggrega. E non c’è che l’imbarazzo della scelta: i commissari, l’ex ministro Minniti, Mazara del Vallo che ci ha rubato l’ospedale, “i sinistri”, la commissione parlamentare antimafia, i giornalisti che parlano male della città, i “banditi dell’informazione” e i “killer mediatici”.

Nessun mafioso. Non esistono.

E se esistono, non si infiltrano.

 

Egidio Morici