E' drammatica la situazione a bordo della nave "Mare Jonio". "Siamo in emergenza e cerchiamo di riparare a Lampedusa in condizioni meteo avverse" dicono dalla nave. La nave è dell'associazione umanitaria "Mediterranea" e ha salvato ieri 49 naufraghi. I volontari si stanno dirigendo a Lampedusa, porto più vicino e sicuro, invocando le convenzioni internazionali. Il capo missione è Luca Casarini, che si trova a bordo, e aggiunge: "Siamo a mare forza sei, dobbiamo riparare in porto. La Guardia di Finanza ci ha intimato l'alt e di spegnere i motori, ma noi non possiamo fermarci, perché spegnere i motori con questo mare significa un probabile naufragio". La nave batte bandiera italiana e si trova in acque italiane. I naufraghi stanno male, sono disidratati e affamati, alcuni hanno una sospetta polmonite, tanti gli adolescenti che hanno i segni delle torture in Libia.
Al momento, alle sette del mattino, l'imbarcazione, scortata da due unità militari, si trova con una cinquantina di naufraghi (di cui uno in gravi condizioni) e dieci dell'equipaggio in balia del mare forza 7 a un'ora da Lampedusa, circa 10 miglia.
il Viminale risponde con una direttiva che bolla come illegali le navi dei soccorsi che non ottemperano alle indicazioni dei centri di coordinamento e si spingono fino alle acque italiane. Ma il tanto annunciato blocco navale è impossibile e non è neanche competenza del Viminale.
"Chi soccorre migranti irregolari in acque non di responsabilità italiana, senza che Roma abbia coordinato l'intervento ed entra poi in acque territoriali italiane lede il buon ordine e la sicurezza dello Stato italiano", si legge nella direttiva firmata da Salvini che poi twitta: "I porti italiani erano e restano chiusi". Anche perchè - secondo il provvedimento - "non sussistono le condizioni per l'assegnazione di un porto sicuro".