Rino Bonomo, uno dei massimi esperti di agricoltura a Marsala, ha pubblicato un e-book che si può scaricare e che riassume gli ultimi 30 anni di agricoltura in città. Si intitola “Trent'anni di agricoltura marsalese e petrosilena 1980-2010”. Perchè ha avuto la necessità di fare il punto sull'agricoltura in città?
E' da qualche anno che sono in pensione. E ho constatato che quell'importante attività di assistenza tecnica, prevista da una legge regionale, rischia di scomparire. Io operavo all'interno di questo contesto. Questo ha dato un contributo all'agricoltura siciliana.
Molti di voi hanno dato davvero un contributo qualificato all'agricoltura con l'Esa, l'Ente sviluppo agricolo.
In Sicilia gli agricoltori erano seguiti da tecnici. Gli agricoltori sono sempre stati beneficiari di contributi, ma spesso non venivano impiegati in maniera corretta. Allora i tecnici che li seguivano costantemente avevano il compito di farli crescere professionalmente, li aiutavano ad individuare strumenti e tecnologie da utilizzare.
Questo libro è importante perchè mette in rassegna tutti i rami dell'agricoltura marsalese e permette di capire a che punto stiamo. La vitivinicoltura è sempre stata vista come il settore trainante, ma anche il florovivaismo ha delle eccellenze spesso poco raccontate.
La viticoltura rappresenta la tradizione, ha avuto alti e bassi. Ma quando ho cominciato ad operare nel 79 c'era il florovivaismo che andava crescendo e bisognava accompagnarlo. Si formavano delle aziende medio-piccole nel campo del vivaismo, per vendere le piante bisognava andare nei mercati. Questo era un problema, perchè non potevano farlo le piccole aziende. Abbiamo creato un modello unico in Italia, le porte aperte del vivaismo.
Cioè?
Facevamo venire gli acquirenti da tutta Italia. C'erano all'epoca già delle grandi aziende, ma la maggior parte erano piccole realtà. Allora abbiamo pensato di invitare gli acquirenti a Marsala, restavano qualche giorno, si organizzavano anche degli incontri tecnici.
Oggi?
Negli ultimi anni l'agricoltura è crollata.
Anche il florovivaismo, che sembra un settore, diciamo, “di lusso” dell'agricoltura?
Aveva raggiunto vette incredibili. Ma la crisi economica ha colpito tutti.
Che numeri possiamo dare sul florovivaismo?
Quando io ero in attività, fino a qualche anno fa, muoveva 20 milioni di euro l'anno di fatturato. Ora credo che sia quasi la metà. C'era l'asta dei fiori, c'era un mercato vivo.
Cosa farebbe lei per aiutare questo settore?
Bisogna partire sempre dai giovani. Formare i giovani, creare una rete, momenti di incontro e di crescita.
Perchè Marsala non riesce a imporsi sul mercato degli agrumi? Non si riescono a trovare limoni e arance delle nostre zone.
Stanno estirpando tutti gli agrumeti. Troviamo arance estere al supermercato perchè da noi costa di più produrle. Costa meno il limone estero che il nostro. E' il mercato globale, bisogna diminuire i costi di produzione e saper commercializzare.
Il grande tema dell'agricoltura è proprio questo. Grandi costi di produzione, pochi guadagni. Le fragole, ad esempio, sono molto coltivate a Marsala ma i produttori lamentano i pochi ricavi. Ma al supermercato intanto costano tanto le fragole, perchè?
In questi casi il problema è in cosa sta in mezzo tra il produttore e il consumatore, ci sono questi intermediari e il prezzo aumenta.
Cosa si può fare?
La fragola ha mantenuto il suo fatturato e la produzione. Ci sono grossi produttori che si organizzano in proprio e risparmiano sui costi.
Molti produttori di melograno sono arrivati sui mercati nazionali e internazionali.
Una scelta che sta funzionando, ha dei costi iniziali molto alti, richiede terreni particolari, non si può coltivare ovunque. Ma per il momento sta funzionando perchè i produttori si sono organizzati bene, dalla coltivazione alla commercializzazione.
In agricoltura l'organizzazione è tutto.
E' fondamentale. I produttori dovrebbero crescere professionalmente utilizzando bene i contributi che arrivano.
Anche in Sicilia stanno prendendo piede i frutti esotici, come il mango, l'avocado?
Qualcosa comincia a coltivarsi. Può darsi che diventeranno come il melograno. Ci sono i momenti di rinnovamento.
Fino all'arrivo degli inglesi, Marsala era molto forte con la coltivazione del cotone. Poi non è rimasto più nulla, perchè?
Non era più redditizio. Bisognavano grandi estensioni, grandi pianure. Cominciò a crollare il cotone quando entrai in università. E' diventato antieconomico, le colture estensive hanno preso il sopravvento. Si facevano dei prodotti di qualità. Come le rose. A Marsala si coltivavano le migliori rose della Sicilia, di varie varietà. Poi non erano più competitive.
Come fare per avere i suo libro?
E' possibile richiederlo inviando una mail a rinobonomo@gmail.com e sarà inviato ma a breve verrà messo online.