Nell’ambito della rassegna “Non ti scordar di me” è stato assegnato il premio “Santo Della Volpe”, destinato agli studenti, e sostenuto da FNSI (il sindacato dei giornalisti), dall’Usigrai (il sindacato dei giornalisti RAI), dall’Ordine dei Giornalisti e da Libera Informazione - Articolo 21.
Il primo premio, una borsa di studio di 500 euro, è stato assegnato a Francesco Vladimir Salvo, 16 anni, della classe III E dell’istituto Sciascia - Bufalino. Altre due studentesse si sono classificate seconde ex aequo (borsa da 250 euro): Noemi Farina, 21 anni, alunna dell’Istituto Florio (con l’elaborato “Parole Scomode”) e Martina Pecorella, 19 anni alunna dell’Istituto Rosina Salvo (con l’elaborato “E tu cosa vuoi fare da grande?”). Francesco Salvo è stato premiato con la seguente motivazione espressa dalla giuria: «Il testo elaborato focalizza correttamente il ruolo del giornalista all’interno di una democrazia, sottolineando non solo il rispetto della deontologia professionale quanto l’osservanza di regole e principi fondamentali del vivere civile, contenuti nella nostra Costituzione. In ciò riecheggiando quanto era stato scritto da Santo Della Volpe nel passaggio dell’articolo sottoposto come traccia ai partecipanti. Inoltre vengono citati due esempi di colleghi – Mauro Rostagno e Ilaria Alpi – particolarmente cari a Della Volpe che se ne era occupato tanto professionalmente, come giornalista di vaglia del Tg3, quanto come direttore di Libera Informazione, accompagnando le famiglie dei giornalisti uccisi nella ricerca di verità, rilanciando ogni notizia sui processi e lo sviluppo delle indagini. Il Locale News Chi è il giornalista, qual è il suo ruolo e soprattutto perché la sua attività è fondamentale in un paese libero e democratico? La risposta dovrebbe essere ovvia: egli mette insieme una serie di attività utili a diffondere informazioni, a far si che queste raggiungano la maggior parte dell’opinione pubblica, ad effettuare inchieste che spesso sono utili ai fini della emersione di fatti rilevanti che altrimenti non verrebbero a conoscenza della collettività. [...] Spesso sentiamo dire che il giornalista che scrive il suo pezzo “deve tenere separati i fatti dalle opinioni”.
Questo vuol dire che egli deve essere imparziale, riportare un fatto così come è accaduto e soprattutto non farsi condizionare dalla sua personalissima valutazione del fatto. Ma vuol dire soprattutto che nell’esercizio della sua professione deve essere libero da condizionamenti esterni e cioè agire nel pieno rispetto di quanto stabilito dall’ Art. 21 della Costituzione: « La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure». La stampa ha un potere ancora più grande e non a caso viene definita come il “Quarto potere” proprio per l’importanza che riveste nella società democratica, dato che ha la capacità di incalzare la politica e rendere informata l’opinione pubblica. La storia ci ricorda di grandi inchieste di giornalisti indipendenti che sono stati in grado di far cadere ministri, capi di stato e governi. Ad esempio il caso Watergate negli USA. Ci sono stati casi eclatanti anche in Italia di giornalisti quali Mauro Rostagno, Ilaria Alpi, Peppino Impastato, Pippo Fava, Giancarlo Siani e Mino Pecorelli, che utilizzarono il giornalismo come forma di denuncia, pagando per questo con la vita. Mauro Rostagno, sociologo prestato al giornalismo, eseguì in maniera corretta la sua funzione di giornalismo, coinvolgendo, cosa mai successo in precedenza, un’intera popolazione. Infatti i cittadini di Trapani guardavano in massa il suo TG nel quale egli, nei suoi editoriali e per la prima volta, non faceva sconti alla mafia denunciandone i crimini e facendo finalmente i nomi e i cognomi. Un altro caso è quello di Ilaria Alpi, che, con una serie di inchieste giornalistiche in Somalia, era riuscita a scoprire connivenze tra governo somalo e i cosiddetti “signori della guerra”, fornitori di armi e, da quanto appurato da inchieste giornalistiche, con il coinvolgimento di apparati dello Stato italiano e dei servizi segreti italiani. Giornalisti che hanno espresso in modo onesto i fatti realmente accaduti sono stati minacciati e poi uccisi dai gruppi di criminalità organizzata, e tutt’oggi queste persone rappresentano il simbolo della legalità.
Anche se sostenuta dalla legge, anche se vi sono esempi di giornalisti professionalmente ineccepibili, la stampa viene costantemente minacciata oppure si pone in maniera non sempre coerente, autonoma e indipendente. Proprio per questo l’Italia ricade al 46 posto nella classifica mondiale per libertà di stampa secondo l’organizzazione francese che promuove e difende la libertà di informazione e la libertà di stampa Reporters Sans Frontières.Se fino a qualche anno fa si ricorreva all’omicidio, ora viene utilizzata la querela temeraria, che viene strumentalizzata da chi vuole porre un freno alla libera informazione, e consiste nello sporgere una querela (o minacciare di farlo) al solo fine di intimidire o minacciare il giornalista. C’è parecchio ancora da fare e da migliore nel campo del giornalismo e non bastano gli esempi estremi, quelli di chi si è immolato. Il giornalismo è una cosa che deve solo rispettare i principi della deontologia professionale e che si possono riassumere in poche e semplici parole: coerenza, obiettività, rispetto dei lettori, emersione della verità, verifica delle fonti, onestà intellettuale.