Il giudice Ciaccio Montalto è stato ucciso da Matteo Messina Denaro. E' un'altra delle rivelazioni del pentito Maurizio Avola, che sta un po' riscrivendo alcuni fatti criminali su mafia e 'ndrangheta in Sicilia e Calabria. Avola ha deposto nel processo a carica di Matteo Messina Denaro, accusato di essere stato il mandante delle stragi del '92.
Raccontando del coinvolgimento di Messina Denaro sulla decisione di uccidere il magistrato Scopelliti (ne abbiamo parlato qualche giorno fa su Tp24.it) il pentito si è soffermato, a sorpresa, anche sul ruolo del superlatitante nell'omicidio del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto: "A me, che esternai delle perplessità sul coinvolgimento di Matteo Messina Denaro nell’omicidio Scopelliti, Marcello D’Agata, consigliere della famiglia catanese, mi rispose che Messina Denaro aveva già partecipato ad un omicidio eccellente nel 1983, quello del giudice trapanese Ciaccio Montalto, insieme a Marcello D’Agata, Aldo Ercolano e Mariano Agate. E' proprio in questa occasione che D'Agata divenne uomo d'onore".
Avola ha poi aggiunto di essersi incontrato personalmente con la primula rossa che a Catania si era recato più volte. "Una prima volta era venuto per 'aggiustare' il processo sull'omicidio di Vito Lipari. Il D'Agata mi disse che i Messina Denaro avevano una certa influenza sulla massoneria del luogo e conoscevano magistrati. Si diceva che Francesco Messina Denaro fosse un massone. Poi ci incontrammo a febbraio-marzo del 1992. I palermitani dovevano andare ad uccidere Martelli e Falcone a Roma e avevano bisogno di armi. Proprio Messina Denaro venne a Catania a ritirare una macchina dove avevo messo due kalashinkov, un bazooka usa e getta, due bombe a mano due calibro novex21. Erano armi che venivano dall'ex Jugoslavia". Avola ha anche detto che in quel giorno Messina Denaro si presentò con un uomo che non gli fu presentato come Cosa nostra ("Era sfrontato, vestito elegante, con occhiali da sole ed un'altezza di un metro e settanta").