12,10 - Aveva computer e cellulari zeppi di foto e video di guerriglie dell’Isis e tecniche kamikaze, coltivava il suo “crescente odio nei confronti dei miscredenti”, non nascondeva il proprio “desiderio di unirsi ai fratelli combattenti”, Giuseppe Frittitta (che si faceva chiamare Yusuf), Il 25enne nato e cresciuto ad Aspra, vicino Palermo, era da tempo residente a Bernareggio (Monza), dove questa mattina è stato fermato dagli agenti della sezione Antiterrorismo della Digos di Palermo.
L’altro lupo solitario”, il diciottenne marocchino Ossama Ghafir, è stato invece rintracciato a Novara. I due parlavano di guerra santa e commentavano quanto fosse significativo il martirio. “Il migliore modo di morire” diceva il palermitano riferendosi a un video in cui un miliziano veniva colpito dio un’arma da fuoco. ''Loro hanno sacrificato le loro anime per questa religione. Loro sono un popolo che ha lasciato il mondo terreno per conquistare il paradiso’’, rispondeva Ghafir. Nel frattempo si galvanizzavano scambiandosi video dai contenuti inequivocabili: "Li macelliamo con un massacro di pecore. Siamo gli aspiranti al martirio".
L’amicizia fra i due era nata proprio sul web, terreno fertile per condividere pensieri e confrontarsi sulla possibilità di trasformarsi in martiri, di partire per raggiungere la Siria o la Turchia e combattere al fianco dei “fratelli”. Si allenavano, si addestravano e svolgevano attività come il soft air per imparare a impugnare le armi. “Mujaheddin virtuali - li definisce il gip nel decreto di fermo - che intraprendono il jihad (guerra santa, ndr), motivati solo dal crescente odio verso i kuffar (infedeli, ndr)”. Frittitta non si faceva scrupoli a manifestare le sue idee su Facebook. “Può darsi che Erdogan sia una brava persona ma noi abbiamo bisogno di un ‘Khalifa’ che giudichi secondo la Sharia’a”, scrive in occasione del tentato golpe in Turchia dell’estate 2016. “L’indagato - scrive ancora il gip - rendeva pubblica la propria ossessione ed il sostegno per la figura del ‘Califfo’, quale soggetto carismatico ‘politico-religioso’ che governa un paese attraverso l’interpretazione delle leggi di ispirazione islamiste”.
Un altro elemento di rilievi per gli investigatori, a dimostrazione del livello di radicalizzazione di Frittitta, era il rapporto conflittuale tra il giovane, che faceva il camionista e viaggiava spesso da nord a sud, e i suoi genitori. Un primo episodio è legato al futuro fidanzamento tra lui una giovane marocchina conosciuta su internet. “L’indagato comunicava - si legge ancora nel decreto di fermo - che, secondo le usanze della cultura islamica, non avrebbe potuto frequentare e vedere la ragazza sino al giorno della loro unione in matrimonio e, incalzato dai genitori, in tono adirato, difendeva la cultura islamica e le sue tradizioni, aggiungendo che un giorno, quando avrebbe avuto una figlia, la avrebbe educata secondo i rigidi dettami della religione islamica ortodossa. La madre del ragazzo, al contrario, consigliava al figlio, che ove avesse avuto una figlia, di delegare loro il compito di educarla, i quali la avrebbero cresciuta nel rispetto di sani principi”.
L'argomento ha poi scatenato una furiosa presa di posizione di Frittitta il quale così rispondeva ai suoi genitori: ‘’Se me la cresci... se me la cresci tu, come fate crescere le femmine vostre mi costringete ad andarmene in carcere! Mi mandate voi con le vostre mani in carcere a me, (incomprensibile) a tagghiari a tiesta'' (devo tagliarle la testa)''. Frittitta giustificava l'incomprensione dei genitori alla luce della loro natura di ''miscredenti''. Infatti, in base agli insegnamenti della legge di Allah al pari di come lui è ''schiavo di Dio'', allo stesso tempo i suoi i figli e la moglie dovevano essere considerati quali proprietà esclusiva del marito". A quel punto il padre ha fatto notare al figlio "quanto inaccettabile fosse l'idea di considerare i propri figli o la propria moglie oggetti di proprietà e che, se così fosse stato, anche Frittitta avrebbe dovuto considerarsi di proprietà del padre".
09,50 - Secondo i pm, il palermitano e il marocchino acquisivano materiale video con istruzioni per la partecipazione ai combattimenti, studiavano tecniche di guerriglia e scaricavano notizie sulle azioni kamikaze. Sarebbe stato il giovane marocchino, appena 18enne, a spingere progressivamente Frittitta, 25 anni, a forme estreme di radicalizzazione e a istigarlo ad addestrarsi per andare a combattere nei territori occupati dall'Isis a sostegno dei miliziani jihadisti. Entrambi praticavano il soft air, la simulazione di azioni militari, per imparare l'uso delle armi e per allenarsi fisicamente. Per i magistrati sarebbero due ‘lupi solitari', "che - scrivono i pm nel provvedimento di fermo - intraprendono il jihad senza una ben precisa e chiara organizzazione ma spinti e motivati solo dal crescente odio verso i Kuffar, parola araba che indica, attraverso una grande varietà di sfumature, la persona che non crede nel Dio islamico". Due "mujaheddin virtuali" , insomma, secondo la Procura, "che promuovono una guerra culturale, anche a colpi di tweet e di notizie artatamente piegate alla propaganda radicale".
Giuseppe Frittita è stato tradito dai selfie. Si faceva selfie, che poi postava sui social, con in mano un coltello che definiva "mio compare 26 centimetri", si era fatto crescere una lunga barba nera e inneggiava alla vendetta dei combattenti dell'Isis morti in battaglia. Più volte, in rete e nelle conversazioni via web, invocava l'uccisione di "tutti gli occidentali". Per mesi la Digos, coordinata dalla Procura di Palermo, ha monitorato le sue attività sui social e lo ha tenuto sotto controllo.
Per l'altro arrestato, Ossama Gafhir invece , "La legge di Allah si applica con la spada e bisogna essere crudeli con i traditori e con i ribelli. E morti tutti". Così non sapendo di essere intercettato, il marocchino 18enne fermato dai pm di Palermo per istigazione a commettere reati di terrorismo, parlava con l'amico Giuseppe Frittitta, palermitano, aspirante jihadista anche lui finito in manette. "Gli apostati sono una malattia - diceva - e non avranno che la spada come medicina. E' arrivata l'ora del combattimento". L'amico palermitano, che si sarebbe radicalizzato su istigazione del giovane marocchino, rispondeva che l'unico modo per andare incontro ai nemici per ucciderli e, contestualmente, raggiungere il paradiso era morire da kamikaze. "Non c'è un se, ti metti una cosa di sopra che per prima fa esplodere te", spiegava. Poi, nel raccontare di essere stato avvicinato da estranei, che gli avevano "chiesto di fare da spia", commentava: "meglio crepare che tradire". I due sostenevano infine che molti frequentatori delle moschee in Italia erano dei "bastardi traditori che collaborano con la Digos".
07,30 - Due giovani sono stati arrestati a Palermo con l'accusa di essere dei terroristi. Si tratta di Giuseppe Frittitta, 24 anni, camionista palermitano, e Ghafir Ossama, marocchino, di 18 anni. Frittitta avrebbe fatto apologia del terrorismo, mantenendo contatti con soggetti noti per essere vicini ad ambienti dell'Islam più radicalizzato.
Frittitta, inoltre, su Instagram, postava video che inneggiavano al Jiahd. “Yusuf il siciliano, servo devoto di Allah” si faceva chiamare.
Frittitta è stato arrestato questa mattina dai poliziotti della sezione Antiterrorismo della Digos di Palermo a Bernareggio (Monza), dove si era trasferito da qualche tempo. E’ accusato di istigazione e autoaddestramento al terrorismo.
Disposto il fermo anche per un giovane marocchino, Ossama Ghafir, 18 anni compiuti a gennaio, residente a Cerano, provincia di Novara.
Nell’ultimo anno, Frittitta e Ghafir erano in costante contatto attraverso i social: discutevano su come fasi crescere barba e capelli, alla maniera dei “mujaheddin”, e soprattutto su come addestrarsi alla guerra santa, attraverso attività di “soft air” e palestra. Meditavano di partire per la Siria, al fianco dei miliziani dell’Isis.
In chat definivano “grandi” i combattenti dello Stato Islamico.Negli ultimi mesi, i due fermati avevano intensificato le loro attività.