Si è presentato all’ARS, nella seduta di martedì pomeriggio, Nello Musumeci, presidente della Regione.
Il suo intervento è stato una stoccata contro il Sole 24 ore che lo ha posizionato all’ultimo posto tra i governatori del Paese: “Ho superato prove molto dure, credete che mi preoccupi l'ultimo posto nel sondaggio del giornale di Confindustria?”.
E’ serio Musumeci: “Sono caduto mille volte e mi sono sempre rialzato. Non è il sondaggio del giornale di Confindustria che può determinare le sorti di questo governo. Noi lavoreremo nel silenzio, senza clamori. Alla fine dei cinque anni presenteremo il consuntivo, sapendo di aver fatto tutto quello che era umanamente possibile fare, per consegnare a chi verrà dopo di me una Regione normale”.
Chiede normalità, la chiede ai parlamentari, la chiede alla stampa: “Lasciateci lavorare, non sono una quercia, ma neanche un cespuglio. E se mi guardo attorno, tra tante piante grasse, non vedo alberi imponenti. I siciliani alla fine comprenderanno lo sforzo non eroico, ma pulito e determinato di questo presidente e di questo governo”.
Un intervento lungo quello del presidente, che ha parlato del mancato accordo con il governo centrale per evitare che le ex Province vadano definitivamente al collasso.
Non è disposto Musumeci a pagare gli errori del governo del passato, circa 20 gli anni per rimettere in piedi la Sicilia e renderla una Regione competitiva come quelle del Nord.
Il disavanzo che la Regione Siciliana deve ripianare con Roma ha cifre altissime, si rischia di vedere morire i Liberi Consorzi e quindi i territori. Ha ricordato, nel suo intervento, che il precedente governatore, Rosario Crocetta, con l’accordo di alcuni gruppi parlamentari come il Pd, ha voluto l’abolizione delle Province, creando il disastro più grande della recente storia dell’Isola: “Se si parla di riforme, iniziamo proprio da qui: decidiamo a livello nazionale cosa debbano essere le Province”.
E’ un voto inutile, quello del 30 giugno, dice il presidente, perché ai cittadini è stato tolto il diritto al voto: “Almeno il presidente della Provincia venga eletto dal popolo”.
La norma prevede che ad eleggere il presidente del Libero Consorzio siano i sindaci e i consiglieri comunali, chiamate appunto elezioni di secondo livello.
Non teme i giudizi dei politici, né dentro né fuori la Regione. Il governo regionale, dice, sta lavorando per consegnare una Regione degna di essere chiamata tale, ponendo rimedio ai disastri della precedente legislatura. C’è l’intenzione di abolire qualche partecipata per evitare ulteriore spreco di danaro pubblico e di utilizzare i fondi europei. A questo si aggiungano cinque disegni di legge che faranno recuperare alla Sicilia il gap.
Rossana Titone