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22/04/2019 06:00:00

"Messina Denaro? E' solo un boss di provincia"

 "La mafia è stata completamente decapitata, i capi storici sono stati presi tutti, molti sono morti. E Matteo Messina Denaro è un capomafia solo nel trapanese, e basta. I palermitani non gli permetterebbero mai di guidare Cosa nostra". L'analisi sugli sviluppi della mafia negli ultimi anni arriva da un ex uomo d'onore ed ex braccio destro di Totò Riina, Gaspare Mutolo. Uno dei più spietati killer di Cosa Nostra prima di collaborare con la giustizia e confrontarsi in tribunale con quello che era il suo capo indiscusso.

 

In una intervista all'Adnkronos l'ex boss mafioso ripercorre gli ultimi passi avanti fatti dallo Stato nella lotta a Cosa nostra. Nel 2013, nel libro 'La Mafia non lascia tempo', scritto con Anna Vinci, Gaspare Mutolo, aveva detto: "Ho paura che ci sarà una stagione più violenta di quella del ’92-93”. Oggi ha cambiato idea. "Non lo penso più - racconta - Cosa nostra ha eseguito alla lettera quello che ha detto Bernardo Provenzano, e ha capito che la violenza non paga, ed è ciò che è accaduto. Ricordiamoci che con gli arresti degli ultimi anni, la mafia è stata completamente decapitata".

Per Gaspare Mutolo il boss latitante Matteo Messina Denaro, ricercato da oltre 30 anni, "è sì un capo, ma solo nel trapanese. Palermo non permetterebbe mai a Messina Denaro di fare il capo assoluto". Dice poi che la mafia degli anni Ottanta, prima dell'avvento di Totò Riina e dei corleonesi, "era diversa, la mafia palermitana non si assoggetterà mai alla mafia di Agrigento o di Catania, o Trapani. Possono esserci personaggi importanti, certo, come Settimo Mineo", arrestato nei mesi scorsi a Palermo e considerato l'erede di Riina. Ma c'è anche Nino Rotolo, altro boss arrestato più di 10 anni fa. "Rotolo ha la testa più dura di Riina", dice. E sulla 'vecchia' mafia dice: "Io avevo più fiducia nei Lo Piccolo che nei Greco di Ciaculli. Greco era una persona ricca, internamente era un vigliacco. Era il più traditore di tutti".

Poi, Gaspare Mutolo, torna a parlare della strage di via D'Amelio in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta. "Borsellino fu ucciso perché era un impedimento alla famosa trattativa tra Stato e mafia che stava nascendo", dice ancora.

Tommaso Buscetta, il pentito che il regista Marco Bellocchio racconterà al cinema a partire dal 23 maggio, nel film 'Il Traditore', aveva escluso l'ipotesi che l' uccisione di Borsellino venne accelerata perché il magistrato stava cominciando a raccogliere le dichiarazioni del pentito Gaspare Mutolo. "Che Mutolo si stava convincendo a collaborare con la giustizia, me lo disse il dottor Giovanni Falcone già nel 1984, e non credo che il fatto che abbia reso le dichiarazioni al giudice Borsellino, era un motivo sufficiente per giustificare la strage", aveva detto Buscetta.

"Questa cosa non l'avevo mai sentita - dice oggi Mutolo - Borsellino fu ucciso per la trattativa". "L'allora Procuratore Giammanco - dice - non voleva che io parlassi con il giudice Paolo Borsellino, io non volevo più collaborare, e lo può testimoniare De Gennaro. Io mi ero messo d'accordo con Giovanni Falcone e Giannicola Sinisi, l'ex pm che ora fa politica. E Falcone ci ha messo un'ora e mezzo a parlare e mi indicò Borsellino. Quando io decisi di parlare con Borsellino, Giammanco disse di no si perse un po' di tempo ma ho vinto io perché ho collaborato con le persone che volevo io...".

Gaspare Mutolo, il pentito più importante insieme a Tommaso Buscetta, è stato l’autista di Riina, il suo braccio destro e il suo killer fino al 1991. Quando però la mafia inizia a uccidere anche le donne, madri, sorelle, mogli, Mutolo si sentì tradito da Riina e decise di parlare. L’incontro con Falcone e Borsellino fu fondamentale per il suo percorso di redenzione.

"Avevo una grande ammirazione per Falcone, lui bersagliava i mafiosi e io lo ammiravo - dice ancora Mutolo - quando ho deciso di collaborare è perché mi fece molto male la morte delle donne, ma dopo il mio pentimento, ci fu una valanga di collaborazioni con la giustizia".

Poi, Mutolo, tiene a precisare che "non c'è mai stata la seconda guerra di mafia, erano omicidi e basta dei corleonesi... Loro uccidevano donne e bambini. La mafia era un'altra cosa".