L’estate è alle porte e in Sicilia si torna a parlare di spiagge libere e spiagge “private”, di lidi, concessioni, pulizia e tutto quello che gira attorno alla gestione delle nostre coste, tra le più gettonate dai turisti di tutta Europa.
La gestione delle spiagge è stata un argomento sempre molto delicato per ogni governo regionale.
Quello retto dal presidente Nello Musumeci ha subito di recente lo stop da Roma. Il governo Conte ha infatti bloccato il via libera a nuove concessioni balneari nelle coste siciliane voluto dalla giunta regionale. Il Governo nazionale, su indicazione del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, ha impugnato la norma, nella finanziaria regionale, che consentiva all’assessorato regionale al Territorio e Ambiente di rilasciare nuove concessioni demaniali anche in quei comuni che non si sono ancora dotati di piani regolatori della costa.
Sul punto si prevede un altro scontro tra il Governo centrale e quello regionale. Musumeci ha intenzione di applicare comunque la legge regionale, in attesa della decisione della Corte costituzionale. Lo stop arrivato da Roma metterebbe a rischio le 650 domande per nuovi insediamenti di lidi e ristoranti sul mare che sono sul tavolo del dipartimento Ambiente dell’assessorato regionale.
Certo, la norma regionale, potrebbe essere una forzatura alle già abbondantemente occupate spiagge siciliane. La norma, per consentire più concessioni, prevede infatti la riduzione degli spazi liberi tra uno stabilimento e l’altro. Più spazio per lidi privati, meno per le spiagge libere. E ovviamente la maggior parte delle domande arrivate a Palermo riguardano le zone turistiche per eccellenza della Sicilia, quei tratti di costa che hanno già parecchi lidi. Taormina, Cefalù, la costa palermitana, quella catanese, Capo d’Orlando, San Vito lo Capo, la costa che va da Trapani a Marsala.
Lidi che a fronte di una concessione annua di qualche migliaio di euro fruttano centinaia di migliaia, se non in alcuni casi milioni, di euro ai gestori.
Secondo un’indagine illustrata proprio a Capo d’Orlando e promossa dalla CNA nei prossimi dieci anni imprese balneari siciliane sarebbero pronte ad investire oltre 500 milioni di euro nel territorio. Lo studio ha visto coinvolti oltre 150 operatori dell’isola e su cui è stata effettuata una ulteriore analisi. Un quadro evolutivo del settore nonostante le grandi incertezze normative. In occasione dell’assemblea dedicata proprio agli operatori del settore, organizzata da Cna Balneari Sicilia, è stata sottolineata anche l’entità degli investimenti realizzati negli ultimi 8 anni: la stima si aggira sugli oltre 200 milioni di euro. L’impegno di puntare su questa importante attività è incoraggiato anche dalla volontà ribadita dall’assessore al Territorio e Ambiente, Totò Cordaro, il quale, in chiusura dei lavori, ha assicurato: “è pronto il disegno di legge per il recepimento della proroga quindicinale delle concessioni demaniali prevista dalla Legge di Stabilità nazionale per gli stabilimenti balneari, questo in un clima di valorizzazione dell’autonomia normativa della Sicilia”. Cordaro ha poi espresso “l’impegno a sostenere le disposizioni normative recentemente adottate a favore del settore secondo un piano di sostegno agli operatori balneari siciliani”.
Dall’indagine è venuto fuori inoltre che quasi la totalità di imprese effettuano il servizio bar e ristorazione e oltre il 45% delle aziende opera anche il servizio serale. Il 65% ha concessione stagionale ed oltre il 76% intende effettuare ampliamenti (in linea con le previsioni di investimento). Un quadro estremamente importante per un settore che contempla quasi 3mila concessionari solo in Sicilia occupando ben oltre 10mila occupati.
Ma le spiagge libere soffrono. Soffrono una burocrazia lenta, comuni in dissesto, amministrazioni che tardano a renderle fruibili e a dare servizi e quando lo fanno combinano qualche pasticcio.
A Marsala, ad esempio, si è tornati a discutere di spiagge libere ed accessi al mare. Le spiagge del versante sud, infatti, sono nascoste dai tanti villini e casette (molte abusive) che non aiutano neanche il ripascimento dell’arenile che piano piano sta scomparendo. Ebbene, ogni anno sorgono due problemi. Il primo è quello degli accessi al mare. Sono dei cancelletti che consentono di accedere alle spiagge libere. Recentemente è stato votato in consiglio comunale un atto a favore della riapertura degli accessi al mare nei quali insistono aree di proprietà comunale, frutto di demolizioni di immobili abusivi.
Un atto proposto dal consigliere comunale Daniele Nuccio, che ha dichiarato:
La cittadinanza ricorderà che a seguito di una sentenza del TAR Sicilia tutti gli accessi al mare della Città di Marsala negli ultimi due anni sono stati chiusi, con grave danno per l’intera comunità. Predisporre una seria progettualità, atta a dimostrare che in diversi sentieri insistono aree di pubblica utilità (piccoli parcheggi, rastrelliere per le biciclette, panchine, e quant’altro) ci permetterà di riaprire buona parte degli accessi al mare. La sentenza del TAR, che pure rispettiamo come ogni sentenza, ha avuto il sapore della beffa. Chi nei decenni passati ha costruito abusivamente salvo poi sanare la propria abitazione quando ne ha avuto la possibilità, distruggendo di fatto gran parte della costa, stuprando una delle spiagge più belle della Sicilia, negli ultimi due anni si è arrogato il diritto di precludere alla cittadinanza la possibilità di accedere al mare. L’immobilismo dell’Amministrazione in questi due anni ci lascia basiti. Con la deliberazione del Consiglio Comunale si segna un punto importante nel riconoscere che il bene comune va tutelato e valorizzato.
Altra questione è quella della pulizia delle spiagge. Ogni anno le spiagge si riempiono di poseidonia che in qualche modo deve essere tolta per rendere fruibile l’arenile. E ogni anno ci sono cose che non vanno. Di recente il Comune sposta le alghe da una zona demaniale all’altra. Le stocca, cioè nell’area della Colmata, in un modo molto discutibile, come abbiamo già raccontato. Cosa succederà quest’anno?