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11/05/2019 07:52:00

Marsala, la drammatica rapina alla gioielleria Di Dia di Strasatti. Ecco le novità

Una drammatica rapina con doppia sparatoria. Prima il colpo di pistola esploso contro uno dei banditi dal figlio della titolare della gioielliera presa di mira (Di Dia di contrada Strasatti) e poi i due colpi esplosi in aria, a scopo intimidatorio, dalla polizia alla vista di uno dei tre malviventi che in strada impugnava un’arma. Per quella rapina, commessa il 12 giugno 2018, la Procura di Marsala ha avanzato nove richieste di rinvio a giudizio.

E già si è svolta la prima udienza preliminare davanti al gup Francesco Parrinello. Udienza nel corso della quale la maggior parte degli autori del mancato “colpo” ha offerto alla “parte offesa” un risarcimento danni di 900 euro.

In pratica, i danni provocati all’interno della gioielleria, in quei convulsi momenti. “Il gioielliere – spiega l’avvocato Andrea Pellegrino – si è mostrato soddisfatto da questa proposta, anche se ancora non ha deciso di accettare o meno. In ogni caso, entro la prossima udienza, noi metteremo la somma a sua disposizione”. I malviventi (una banda composta da palermitani, mazaresi e trapanesi) entrarono in azione intorno a mezzogiorno. Non si attendevano, però, quella reazione da parte del figlio della titolare, costretta sotto minaccia di una pistola ad aprire la cassaforte. Il giovane, vedendo la madre con l’arma puntata contro, impugnò un’altra pistola e fece fuoco, ferendo di striscio al collo uno dei rapinatori. Nel frattempo, i poliziotti della Squadra Pegaso del Commissariato di Mazara erano sulle tracce dei banditi. Arrivarono, infatti, sul posto mentre i tre rapinatori uscivano di corsa dalla gioielleria. I poliziotti mazaresi stavano, infatti, osservando gli spostamenti della banda, notando una due auto solitamente utilizzate dal gruppo criminale, una Fiat Panda, parcheggiata proprio nei pressi della gioielleria Di Dia. Davanti alla Panda, rubata a Palermo, c’era un’altra auto, una Golf nera, con quattro soggetti a bordo. Proprio in quel momento, gli agenti notavano due uomini, uno con volto travisato da calza in lattice, e una donna, con parrucca, uscire velocemente dalla gioielleria. I poliziotti intimavano l’alt, ma uno dei rapinatori estraeva la pistola e la rivolgeva contro i poliziotti, che a scopo intimidatorio esplodevano rispettivamente due colpi in aria. A quel punto, i tre malviventi, che avevano tentato una fuga, si gettavano a terra. I fermati in flagranza erano i palermitani Daniele Visconti, di 48 anni, Salvatore Visconti, di 58, e la trapanese Rosa Burgarella, di 38. A Salvatore Visconti veniva sequestrata una pistola calibro 9. Nel frattempo, l’uomo a bordo della Panda, riconosciuto, si dava alla fuga. Un altro veniva, poi, bloccato dai poliziotti marsalese lungo la vicina linea ferrata con la refurtiva (1.202 euro) e una pistola calibro 9 con ancora il colpo in canna. Era il palermitano Giovanni Rasa, 61anni, che, ferito al collo, veniva trasportato all’ospedale di Marsala per l’estrazione del proiettile. Perquisita, infine, l’abitazione utilizzata come base operativa (al civico 205 sulla statale 115), all’interno trovavano i mazaresi Giovanni Esposto, 29 anni, sorvegliato speciale, e Giole Ingrande, di 25 (i due, un uomo e una donna, poco prima, erano a bordo della Golf con funzioni di “palo”), e il palermitano Fabrizio Conigliaro, di 35, quello fuggito con la Panda. Tutti furono arrestati per rapina aggravata. Dalle indagini, emerse poi il ruolo di presunti “basisti” dei trapanesi Sebastiano Li Mandri, di 23 anni, e Loredo Rallo, di 44, entrambi indagati a piede libero. A difendere i nove imputati sono gli avvocati Andrea Pellegrino, Luigi Pipitone, Vincenzo Pillitteri, Arianna Russo, Francesca Frusteri, Gianpaolo Agate e Giuseppe Marrone.