Roberto Sparacio, ingegnere informatico di 51 anni, collaboratore dell'università di Palermo, è l’insospettabile “Unabomber” siciliano arrestato ieri a Palermo dagli uomini della squadra mobile di Trapani.
La pen drive esplosa in Procura a Trapani - E’ lui il fabbricatore della pen drive che l’8 ottobre del 2018 ferì l’ispettore di polizia Gianni Aceto in Procura a Trapani, mentre stava indagando sul mittente che aveva inviato, nel 2016, quella busta all’avvocato Monica Maragno, che insospettitasi del fatto che il mittente indicato non avesse confermato l’invio, la consegnò all'Ordine degli Avvocati. Dall'ordine partì l'esposto, ma solo dopo due anni furono fatte le indagini che portarono alla verifica della penna Usb e al grave ferimento di Aceto, non appena collegò la pen drive al pc.
Esperto di esplosivi - Sparacio che appartiene a una famiglia facoltosa che ha interessi economici tra Palermo, Trapani e Pantelleria, è ritenuto dagli inquirenti esperto di esplosivi, ha dimostrato tutta la sua pericolosità e spregiudicatezza ed elevate capacità nel fabbricare esplosivi e di utilizzare sostanze chimiche ed esplodenti per preparare trappole micidiali. Qui il video della polizia:
Il laboratorio - A Pantelleria, nella casa di famiglia gli inquirenti hanno trovato un laboratorio, dove preparava congegni esplosivi e miscelava sostanze chimiche molto pericolose. Nella cava di famiglia, sempre a Pantelleria, gli artificieri hanno messo sicurezza una zona del sito dove si trovano diverse sostanze esplosive miscelate da Sparacio e "altamente pericolose".
Il movente - Per gli investigatori il movente di tutto ha inizio nel 2016 con la morte del padre dell'ingegnere, quando il suo patrimonio venne minacciato da una serie di azioni legali di alcuni creditori tra cui un cliente dell'avvocato Maragno. Sparacio, in maniera spregiudicata, cerca di fare desistere tutti gli avvocati coinvolti nelle diverse azioni civili. L’uomo era disposto a tutto pur di contrastare i creditori con ogni mezzo. Secondo gli investigatori era disposto a tutto pur di salvaguardare le proprietà familiari, persino all’eliminazione fisica di uno dei creditori attraverso un killer da assoldare nel deep web.
Gli altri episodi - Nell’estate del 2016, Roberto Sparacio, a Palermo, prese a pugni uno dei suoi difensori, responsabile, secondo lui, di non aver agito al meglio per evitare la vendita all’asta di un suo appartamento. Oltre alla pen drive scoppiata in Procura a Trapani, Sparacio confeziona un altro ordigno pen drive, questa volta con obiettivo una persona che aveva comprato all'asta un appartamento della famiglia. La stessa dinamica accade a Palermo nel mese di Luglio del 2016. Sparacio invia una busta anonima al pub dove lavorava l'acquirente. Un ragazzo trova la busta, attacca la pen drive al pc e ci rimette due dita. Da questo episodio i poliziotti capiscono che la tecnica è la stessa, e collegano gli episodi di Palermo e Trapani e intuiscono il movente. Stessa cosa accade per alcuni operai che lavoravano per Sparacio e che volevano fare causa per alcuni stipendi non pagati. Dopo qualche giorno dalla comunicazione a Sparacio di voler fare vertenza, rimangono gravemente ustionati.
Indagini e materiale pedopornografico - Per arrivare a Sparacio è stato utilizzato anche un agente sotto copertura del Servizio Centrale Operativo. Sparacio, infatti, aveva messo in vendita su Subito.it due manuali di chimica e un manuale per la realizzazione di materiale esplosivo (in inglese). L'agente acquista i libri, e nel pacco Sparacio manda pure il materiale necessario per creare esplosivi. Costo: 250 euro. Tra l'altro Sparacio voleva inviare le fotocopie, anzichè gli originali e l'agente ha dovuto insistere nella trattativa. L’arrestato dovrà rispondere anche del reato di detenzione di materiale pedopornografico, rinvenuto dagli investigatori sul suo pc.