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28/05/2019 08:00:00

Marsala. Titolare di un bar di Strasatti processato per maltrattamenti alla moglie

 Un meccanico marsalese, Giuseppe Ottoveggio, è stato ascoltato come testimone nel processo che davanti al giudice Lorenzo Chiaramonte vede imputato, per maltrattamenti in famiglia il gestore di un bar a Strasatti.

Maltrattamenti alla moglie, (ma anche i due figli piccoli, secondo l’accusa, sarebbero stati picchiati) che sarebbero andati avanti per diversi anni. “Ero dentro la mia officina – ha dichiarato il meccanico - quando ho sentito la brusca e rumorosa frenata di un’auto che si è fermata sullo spiazzo sterrato. Alla guida c’era una donna che piangeva. Accanto, sulla strada, era ferma un’altra auto guidata da un uomo, che subito dopo è fuggito. Abbiamo sentito anche delle grida, credo fossero offese, ma non ricordo le parole.

La donna, piangendo, ci ha detto che l’uomo era suo marito e che era stato lui, con un pugno, a rompere il parabrezza della sua auto. Poi, è arrivata la polizia e un altro uomo che non ricordo chi fosse”. In una precedente udienza del processo, la donna aveva dichiarato: “Mio marito divenne ancora più violento quando arrivò la lettera che avevo fatto scrivere all’avvocato per avviare la pratica di separazione. Poi, il 7 gennaio 2017, l’aggressione in seguito alla quale fui trasportata al Pronto soccorso”. Sei giorni dopo la querela presentata ai carabinieri che sancì la definitiva rottura di un matrimonio che sarebbe stato costellato da continue violenze da parte dell’uomo, difeso dall’avvocato Duilio Piccione. “Nel 2004 – aveva aggiunto - ho anche chiamato i carabinieri. Poi, fino al gennaio 2017, non lo feci più perché avevo paura e anche perché all’epoca mi fu detto che avendo 17 anni potevano togliermi i bambini”. La donna ha anche detto anche che, a un certo punto, il marito prese il porto d’armi.

E questo, naturalmente, aumentò la sua paura. “Lui mi picchiava molto – ha affermato la donna - Una volta mi ha anche rotto il setto nasale”. E dopo la separazione, non avrebbe più visto i suoi due figli, sottratti dal marito, per due mesi. In udienza, la donna ha inoltre raccontato che un giorno, mentre lei era in auto con la madre, il marito tentò di investirla con la sua auto.

Poi, scese e con qualcosa che lei ha detto di non essere riuscita a vedere bene perché per la paura chiuse gli occhi ha cominciato a danneggiare la sua auto. “Lui – ha dichiarato la donna - mi diceva ‘Questa volta ti ammazzo’. Poi, io riaccesi il motore e feci un po’ di strada, fermandomi davanti a un’officina meccanica. Qui, uscirono alcune persone e lui fuggì, ma io, per paura, non volli scendere dall’auto fin quando non arrivò la polizia”. E proprio su questo episodio ha riferito Giuseppe Ottoveggio.

La donna è parte civile con l’assistenza dell’avvocato Matilde Mattozzi. Nel processo, per violazione di corrispondenza, è imputata anche la sorella dell'uomo accusato di violenze nei confronti della moglie. La donna è stata ascoltata nell’ultima udienza, subito dopo il meccanico, ed ha ammesso di avere aperto la busta contenente la tessera sanitaria-codice fiscale della cognata, ma ha detto che, essendo in comune la buca delle lettere, l’ha fatto “per errore”, convinta che fosse del fratello. Poi, ha aggiunto: “Ho detto a mio fratello che l’avrei buttata, ma poi l’ho rimessa nella buca delle lettere”.