Con la notizia del ricovero in “prognosi riservata” nel reparto di Rianimazione dell’azienda ospedaliera “Santa Maria” di Terni di Rosario Allegra, 65 anni, cognato del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro, è iniziato davanti il Tribunale di Marsala, il processo a 18 dei 33 presunti mafiosi o fiancheggiatori di Cosa Nostra nel Belicino coinvolti nell’operazione “Annozero” del 19 aprile 2018.
Ventidue furono, allora, i provvedimenti di fermo emessi su richiesta della Dda. Tra questi, uno anche per il superlatitante Matteo Messina Denaro, la cui posizione, però, lo scorso 21 febbraio, è stata stralciata dal gup di Palermo Cristina Lo Bue in quanto “irreperibile”, con rinvio al 21 febbraio 2020.
Invece, a Marsala, è iniziato il processo a due cognati del boss latitante, oltre a Rosario Allegra, del quale né il pm della Dda Francesca Dessì, né l’avvocato difensore Vito Cimiotta conoscono la patologia (si sa solo che è “intubato” e che tre giorni fa era stato posto in coma farmacologico), anche Gaspare Como, di 50 anni, al quale si contesta un ruolo di vertice, nonché a Gaspare Allegra, di 35, Vittorio Signorello, di 56, Giuseppe Tommaso Crispino, di 66, Calogero Giambalvo, di 43, Carlo Lanzetta, di 71, Giuseppe Orlando, di 50, Anna Maria Orlando, di 40, Nicola Scaminaci, di 46, e Carlo Cattaneo, di 34, operante del settore delle sale giochi e scommesse on line, tutti di Castelvetrano, Dario Messina, di 34, nuovo presunto “reggente” del mandamento di Mazara del Vallo, Giovanni Mattarella, di 53, genero del defunto boss Vito Gondola, Bruno Giacalone, di 58, Marco Buffa, di 46, ritenuti appartenenti alla stessa famiglia mafiosa, Vito Bono, di 59, Giuseppe Accardo, di 35, e Maria Letizia Asaro, di 41, di Campobello di Mazara. Secondo l’accusa, Gaspare Como sarebbe stato designato dal cognato, per un certo periodo, quale “reggente” del mandamento di Castelvetrano. Nell’inchiesta, è emerso l’interesse del clan anche nel settore delle scommesse on line, oltre ai reati di estorsione e danneggiamenti. Tra i legali impegnati nella difesa degli imputati ci sono, oltre a Vito Cimiotta, anche gli avvocati Luisa Calamia, Walter Marino, Paola Polizzi, Giuseppe Pantaleo, Vincenzo Salvo, Maurizio Montalbano, Daniele Bernardone, Luca Cianferoni.
Parti civili sono i Comuni di Castelvetrano (avv. Francesco Vasile) e Campobello di Mazara (avv. Katia Ziletti), il castelvetranese Pasquale Calamia (avv. Marco Campagna), Sicindustria e Antiracket Trapani (avv. Giuseppe Novara), l’associazione “La Verità vive” di Marsala (avv. Peppe Gandolfo), l’Antiracket Alcamese (avv. Bambina), Codici Sicilia (avv. Giovanni Crimi), il Centro Pio La Torre. Altri 14 coinvolti nell’operazione antimafia “Annozero” hanno scelto il processo con rito abbreviato e sono imputati davanti al gup di Palermo Cristina Lo Bue. Sono Nicola Accardo, 54 anni, ritenuto il capomafia di Partanna, Antonino Triolo, di 49, anche lui di Partanna, i castelvetranesi Giuseppe e Bartolomeo Tilotta, di 56 e 33 anni, Giuseppe Paolo Bongiorno, di 30, Calogero Guarino, di 49, Leonardo Milazzo, di 40, e Giuseppe Rizzuto, di 39, il mazarese Angelo Greco, di 50, e i campobellesi Filippo Dell’Aquila, di 55, Vincenzo La Cascia, di 71, Mario Tripoli, di 46, Raffaele Urso, di 60, e Andrea Valenti, di 66. Il pm della Dda Francesca Dessì ha avviato la sua requisitoria lo scorso 18 aprile.
Le indagini, oltre agli interessi del clan nel settore delle scommesse online, nel tempo hanno, inoltre, individuato ai vertici del mandamento mafioso di Castelvetrano altri due cognati di Matteo Messina Denaro, Filippo Guttadauro e Vincenzo Panicola, poi il fratello Salvatore Messina Denaro, e quindi il cugino Giovanni Filardo. E ancora la sorella Patrizia Messina Denaro e i nipoti Francesco Guttadauro e Luca Bellomo.