Calci e pugni per stordire la figlia e violentarla, anche in presenza dei tre nipoti in tenera età o con la minaccia della pistola. Accade in Sicilia, a Favara. Si tratta di un netturbino cinquantunenne a processo con le accuse di violenza sessuale e maltrattamenti.
A processo anche la moglie e due cognati del principale imputato, accusati di favoreggiamento per avere mentito durante le indagini con l'obiettivo di garantire l'impunità al presunto «mostro».
La vicenda si inquadra in un contesto di profondo degrado sociale. La donna, dopo la separazione dal marito, era tornata a vivere dal padre insieme ai tre figli. In quel momento sarebbe iniziato l'incubo fatto di violenze sessuali, percosse e umiliazioni di ogni genere. In una circostanza avrebbe subito persino un'aggressione con una pistola in mano e, con la minaccia dell'arma, il padre l'avrebbe costretta a spogliarsi e subire un rapporto sessuale.
Il 14 settembre del 2017, in particolare, sarebbe entrato nella stanza dove la ragazza dormiva con i figli, l'avrebbe colpita con schiaffi e pugni e l'avrebbe stordita scaraventandola per terra. Poi, dopo averla denudata, si sarebbe a sua volta spogliato e l'avrebbe violentata.