Questa sera alle 19.00, presso la chiesa SS. Maria Ausiliatrice di Marsala, la Santa Messa per la commemorazione del 3° anniversario dell’uccisione del Maresciallo Capo Silvio Mirarchi.
Nel corso delle celebrazioni per il 203° anniversario della fondazione dell’Arma dei Carabinieri, svoltosi a Roma due anni fa, alla presenza del Capo dello Stato, Mirarchi è stato insignito della medaglia d’oro al Valor Civile alla Memoria con la seguente motivazione: ”Con eccezionale coraggio, ferma determinazione e cosciente sprezzo del pericolo, nel corso di un servizio notturno in area rurale, non esitava, insieme a un commilitone, a intervenire presso alcune serre adibite a coltivazione illecita di canapa indiana, venendo fatto segno a proditoria azione di fuoco da parte dei malfattori che, al fine di assicurarsi la fuga, lo ferivano mortalmente. Fulgido esempio di altissimo senso del dovere e di straordinarie virtù civiche, spinti fino all'estremo sacrificio. - Marsala (TP) 31 maggio 2016”, consegnata alla vedova signora Antonella.
Nel 2018 il giorno della ricorrenza del secondo anno dal tragico evento si è celebrata la solenne cerimonia di intitolazione della caserma sede della Compagnia Carabinieri di Marsala in sua memoria.
Sono trascorsi tre anni dalla morte del Maresciallo dei carabinieri Silvio Mirarchi, fatto che sconvolse non solo la comunità marsalese ma tutta l’Italia. Il vice comandante della stazione di Ciavolo si spegneva tre anni fa in ospedale lasciando moglie e due figli, dopo essere stato raggiunto da alcuni colpi d'arma da fuoco mentre si trovava in servizio nei pressi di una serra di marijuana in contrada Ventrischi.
Assieme al collega, l’appuntato Antonello Massimo Cammarata, che si è salvato dalla pioggia di fuoco, era impegnato in un appostamento, volto a contrastare furti, nei pressi di una serra all’interno della quale furono scoperte 6 mila piante di canapa afgana.
Per l'omicidio del maresciallo Mirarchi è stato condannato all'ergastolo Nicolò Girgenti, bracciante agricolo e vivaista marsalese, anche se è certo che sul luogo del delitto c’era almeno un’altra persona, perché a sparare sono state due pistole, fatto confermato dall’appuntamento Cammarata e dai bossoli trovati sul luogo della sparatoria, appartenenti ad una semiautomatica in dotazione alle forze dell’ordine e ad una calibro 38.
Il sottufficiale fu ferito a morte con un colpo di pistola la sera del 31 maggio 2016 nelle campagne di contrada Ventrischi, nell’entroterra di Marsala, mentre con un altro carabiniere, l’appuntato Antonello Massimo Cammarata, era impegnato in un appostamento (volto a contrastare furti in campo agricolo) nei pressi di una serra all’interno della quale furono, poi, scoperte 6 mila piante di canapa afgana. Sette sarebbero stati, secondo gli inquirenti, i colpi di pistola esplosi da almeno due persone contro i due militari. Girgenti fu arrestato il successivo 22 giugno a seguito delle risultanze investigative del Comando dei carabinieri di Trapani e degli accertamenti del Ris di Messina, secondo i quali bracciante era nella zona dei fatti all’ora della sparatoria.
La sua auto, quella sera, sarebbe transitata dalla strada in cui fu ucciso Mirarchi. Addosso, inoltre, gli furono trovate tracce di sostanze (nichel e nichel-rame) che, secondo l’accusa, sono presenti nella polvere da sparo. La sera del 31 maggio 2016, all’arrivo del maresciallo Mirarchi e dell’appuntato Cammarata, Nicolò Girgenti, insieme a qualche altro complice, stava rubando (agendo da “socio infedele” del nuovo gestore) piante di marijuana dalla serra che aveva gestito fino a circa tre mesi prima. E i malviventi, vistisi scoperti, non esitarono a far fuoco contro i due carabinieri.