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07/06/2019 07:00:00

Prostituzione, Marsala. Chieste due condanne: "Un appartamento del centro diventano un..."

  Esemplari condanne sono state invocate dal pubblico ministero Antonella Trainito per due donne, una marsalese e una brasiliana, rimaste coinvolte, nell’ottobre 2017, nell’operazione anti-prostituzione dei carabinieri “Caliente”.

L’accusa è favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Nel gennaio 2018, altri sei indagati preferirono patteggiare e il gup Parrinello li condannò a pene tra i due anni e i quattro mesi di carcere.

Sono processo, invece, in Tribunale, furono mandate Anna Rita Donato, di 50 anni, proprietaria di un appartamento al n. 84 di via Dante Alighieri trasformato in “casa di prostituzione” da chi l’aveva preso in affitto (l’ecuadoregna Hortiz Mariza Hivilin Hernandez, di 48 anni, che ha patteggiato due anni di carcere), e la 43enne brasiliana Alves Eliane Marcelino, che adesso vive in Lazio, e che per l’accusa si sarebbe occupata del reclutamento delle ragazze da fare prostituire. Nelle intercettazioni, sostiene l’accusa, si sarebbe fatta chiamare “Paola” perché questo è il nome della figlia. Per la Marcelino, difesa dall’avvocato Francesco Vasaturo di Latina, il pm Trainito ha chiesto quattro anni e mezzo di carcere, mentre per la Donato ha invocato quattro anni, ma con la confisca dell’appartamento. “La Donato – ha sostenuto il pm nella sua requisitoria – sapeva che il suo appartamento, affittato alla maitresse Hernandez a prezzo superiore a quello di mercato, era stato trasformato in casa di prostituzione”. A far scattare l’indagine, che poi condusse alla scoperta di sei case d’appuntamento tra Marsala e Mazara, fu un esposto inviato a carabinieri e Procura dall’amministratore di condominio, Carlo Vinci, che raccolse le lamentele degli inquilini del palazzo, “tra i quali – ha detto il pm – c’era grande fastidio e imbarazzo per tutti quegli uomini che salivano e scendevano per quelle scale, che parlavano anche ad alta voce delle prestazioni sessuali”. Subito dopo la requisitoria, le arringhe della difesa. “Anna Rita Donato – ha sostenuto l’avvocato Stefano Pellegrino, che difende la donna insieme al collega Carlo Ferreri – non sapeva cosa accadeva dentro il suo appartamento, che per altro aveva deciso di vendere. E poi, per affittarlo, ancor prima dell’indagine, si era rivolta all’agenzia Laguna Blu. Per casi analoghi, inoltre, il Tribunale di Marsala ha già assolto i mazaresi Vincenzo Calafato e Francesco Maiale”. L’avvocato Vasaturo, invece, ha affermato che “non c’è prova che la Paola delle intercettazioni sia la Marcelino”. Il Tribunale (presidente del collegio: Vito Marcello Saladino) dovrebbe emettere la sentenza il prossimo 9 luglio. Il 3 gennaio 2018, oltre alla Hernandez, a patteggiare furono anche Filippo Trapani, di 62, Pietro Lombardo, di 31, anche loro condannati a due anni, mentre un anno e 10 mesi fu la pena per Francesco Tumbarello, di 61 anni, un anno e 2 mesi Matteo Giacalone, di 67, pregiudicato ed ex collaboratore di giustizia, quattro mesi Augustin Di Dia, di 29, romeno. Quest’ultimo accusato solo della cessione di marijuana da utilizzare con i clienti durante le prestazioni sessuali. La Hernandez avrebbe gestito il giro di “squillo” insieme a Filippo Trapani, che sarebbe stato il suo “braccio destro” quando lei non era a Marsala. Le case a “luci rosse” erano quasi tutte nel centro di Marsala. A reclutare ragazze brasiliane sarebbe stata anche Alves Eliane Marcelino. Altri appartamenti sarebbero stati messi a disposizione da Pietro Lombardo e da Francesco Tumbarello. Quest’ultimo titolare di un’agenzia immobiliare (Edil Casa) di Marsala. Patteggiando, i sei condannati hanno potuto usufruire dello “sconto” di un terzo di pena e degli altri benefici previsti dalla legge (sospensione condizionale), nonché evitare pene che potevano essere ben più severe se si andava al dibattimento. Alla Hernandez e a Trapani fu contestato anche il reato di tentata estorsione. I due, in alcune occasioni, avrebbero minacciato le ragazze che si prostituivano, chiedendo loro denaro.