Un focus sull’attività del fotoreporter Francesco Bellina, originario di Trapani e impegnato in una ricerca che guarda verso sud. Lo propone il sito Artribune.
Il fatto di essere siciliano non è indifferente. La Sicilia è un orizzonte mentale: tutte le isole, in fondo, lo sono. La Sicilia sta lì buttata in mezzo al mare, ma è anche un posto dove i muri sono bassi, spesso a pezzi e così pieni di buchi che, se alzi gli occhi, vedi oltre – puoi vedere davvero tutto e tutto insieme.
Francesco Bellina (Trapani, 1989) è nato sulla costa nord dell’isola. A 1h15’ di volo e solo 270 miglia nautiche più a Sud ci stanno le coste di un altro continente. Questo richiamo Francesco era destinato a sentirlo. Negli ultimi cinque anni è stato più volte su quell’altra costa: prima si è mosso fra Tunisia e Marocco, poi si è spinto ancora più giù, attraversando il deserto. Ha raggiunto il Benin, dove ha iniziato un lavoro sulla schiavitù sessuale legata ai rituali voodooche incrociano Nigeria, Ghana e la stessa Palermo. Si è poi infilato sulle rotte dei mercanti di uomini in Niger.
Ha rischiato, Bellina, insieme ad altri compagni di avventura come il reporter Giacomo Zandonini, in cerca di storie vere: le storie di quei ragazzi e ragazze nere che incrocia ogni giorno nei vicoli di Ballarò. Da dove vengono? Che percorso hanno fatto? Cosa li ha spinti a partire per finire magari in un campo di prigionia libico, se va male in fondo al mare o direttamente a battere sui marciapiedi della nostra bella Penisola?
Non è uno dei tanti fotoreporter in cerca dello scatto che fa sensazione, Bellina: e difatti, a soli 29 anni, è stato per due volte (nel 2016 e 2017) segnalato dal World Press Photo Joop Swart Masterclass. Possiede quel dono inspiegabile che trovi immancabilmente nei fotografi quando eccellono: anche il più drammatico dei suoi clic ti pare innanzitutto “bello”, e una volta arrivati alla stampa non sta più nella casella dov’era previsto. Hai davanti un’opera e non un semplice documento. Le immagini di Bellina appaiono in continuazione su magazine di calibro internazionale, viene interpellato da organizzazioni specifiche per raccontare dei suoi viaggi, e ha pure cominciato a esporre: piccole cose per ora, come il trittico visto all’ultima Biennale Internazionale di Arte Sacra di Palermo, o Tanakra, la personale allestita durante Manifesta all’interno del Festival Sabir, tenutosi ai Cantieri Culturali della Zisa.