Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
18/06/2019 06:34:00

Paceco, è morto Salvatore Fontana, pioniere della pallacanestro trapanese

 Si terranno oggi a Paceco i funerali di Salvatore Fontana, per tutti lo "Zio Turiddu", autentico pioniere della pallacanestro trapanese. Aveva 99 anni. Personaggio mitico, 'u zu' Turiddu,  incredibile esempio di longevità sportiva, ha allenato generazioni di trapanesi.

I funerali si terranno alle nove e trenta, questa mattina, alla Chiesa Madre di Paceco. 

"So che era un'istituzione per lo sport di Paceco, in provincia ed anche oltre. Non è arrivato a fare quell'ultimo canestro che lo avrebbe portato a quota 100. Grande uomo ed esempio di virtù anche fuori dai campi da gioco" scrive sui social Giuseppe Abbate.

 

Ecco come raccontava la sua vita a Repubblica qualche tempo fa:  «Il pallone ce l' ho nello stomaco e nel cervello, lo scriva pure. Lo scriva così, perché non so spiegarle meglio da dove nasce veramente la mia passione per la pallacanestro e per lo sport in genere. Sono sempre uscito pazzo quando vedevo una palla, fin da giovane».

Ecco come continua l'articolo di Repubblica: 

Il problema è da dove partire per raccontare, la storia è davvero lunga. «Iniziamo col dire che durante il fascismo spuntarono canestri dappertutto. Fu così anche a Xitta (sobborgo fra Trapani e Paceco ormai di fatto unito alla città, ndr), dove abitavo. Appena li vidi, mi innamorai e cominciai subito a giocare. Io non so come ho imparato, nessuno mi ha insegnato a palleggiare o a tirare. Guardavo gli altri e li copiavo». Puro e semplice pionierismo. «Era il 1935, avevo 15 anni. Giocavo con la squadra di Xitta (letteralmente dice "a citta", in dialetto trapanese, ndr) e affrontavamo il Trapani. Allora si giocava con due difensori e tre attaccanti, a ogni canestro si rimetteva la palla a centrocampo. Io sono un metro e 55, mi si mise davanti un bestione di un metro e 90. Gli passai in corsa sotto le gambe, in palleggio, e andai a segnare. Ogni tanto, incontro qualcuno che ricorda quell' episodio e ridiamo insieme». Poi, la guerra. Scarsi i contatti con i soldati americani protagonisti dello sbarco, pochi praticavano la pallacanestro. «Nel '47 mi misi a giocare a calcio, poi riscoprii il basket - prosegue - e nel '68 rinacque a Paceco il mini basket. Nel 1973 le prime soddisfazioni, i campionati regionali vinti con i miei ragazzi. Nel 1974 i campionati nazionali mini basket a Venezia. Noi, piccoli, da Paceco, assieme ai centri mini basket di tutta Italia. Che soddisfazione». Arriva anche la tessera di "allenatore benemerito", un riconoscimento di grande prestigio che la federazione attribuisce a pochi eletti.